martedì 12 aprile 2022

Ombre - 610

A Parigi sei quartieri su venti hanno votato Mélenchon, Sinistra radicale. Tra essi il primo arrondissement, il quartiere della moda e del lusso, delle grandi residenze, del Louvre, delle Tuileries.
 

Ha votato in Francia al primo turno delle presidenziali il 74 per cento della popolazione. Noi non arriviamo al 50 per cento, un italiano su due. La crisi della politica non è epocale, è solo italiana. Effetto di un’opinione pubblica disastrosa, maneggiata dal binomio media-giustizia con cinismo perfino eccessivo, tanto è masochista – chi legge più un giornale? mentre i giudici devono correre a evitarsi i referendum contro.

 

“All’epoca in cui proposi l’espansione della Nato c’erano molte opinioni rispettabili anche in senso opposto”, confessa l’ex presidente americano Bill Clinton sul “Corriere della sera”. Il quotidiano ferma l’ammissione qui, non dice chi. Clinton ne elenca tre. Tra questi George Kennan, il diplomatico che era stato il teorico e realizzatore della politica di containment della Russia nel dopoguerra. Gli altri due, esperti di Russia, scrivevano che l’accerchiamento Nato avrebbe costretto la Russia a reagire.

 

“La mia politica è stata di lavorare per il meglio, espandendo la Nato a prepararsi per il peggio”, dice Clinton. Se vuoi la pace prepara la guerra? Ma l’allargamento, fino alle frontiere meridionali della Russia, non è stato una difesa, è stato un attacco.

 

L’intervento di Clinton, sulla rivista “The Atlantic”, è di autodifesa, a fronte di un Congresso perplesso e anche critico della politica americana verso la Russia post-Urss.


Più interessante è un altro contributo a “The Atlantic”, alla rubrica “Ideas” cui ha fatto appello Clinton per discolparsi. È del pacifista Tom Nichols: “Putin sta perdendo, e lo sa. Piuttosto che trovare una via d’uscita dal suo pasticcio, sta dissipando quasi trent’anni di sviluppo della Russia, diplomatico, economico, politico, perfino militare. Peggio, perde per mano degli ucraini, di cui pensava che l’esercito sarebbe collassato al primo fuoco di sbarramento dell’artiglieria russa, il governo sarebbe scappato terrorizzato, e la gente l’avrebbe accolto come un liberatore. La Russia che emergerà da questa guerra sarà più debole e più povera della Russia che aprì il fuoco su ucraini innocenti, su fratelli e sorelle slavi”.


Si vende il gas ai prezzi maggiorati del mercato, come da quotazioni, mentre invece i contratti di acquisto sono a lungo termine, e sono da tempo operanti. È comodo, una speculazione facile.

C’è in Italia un’agenzia pubblica di sorveglianza del mercato dell’energia, l’Arera, che potrebbe benissimo convocare i grossisti del gas, e farsi dare i dati veri di costo del loro approvvigionamento. Ma non lo fa: è il mercato, obietta. Il mercato è la speculazione? E che ci fa un’agenzia pubblica di controllo, se non costare qualche centinaio di milioni, l’anno?

 

L’Unione Europea rischia la recessione, al seguito di Germania e Italia, il polmone della manifattura continentale, già per il costo sestuplicato dell’energia, gas-elettricità, prima ancora della possibile interruzione delle forniture russe. Ma non reagisce. L’Italia propone un tetto ai rincari delle fonti di energia, ma l’Europa si oppone. La ragione: “La Norvegia nel 202i ha visto crescere i proventi di 150 miliardi, vendendoci il gas alle quotazioni di mercato, sestuplicate”, Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, e fa pressione sui pasi nordici della Ue perché non accettino il tetto al prezzo: “La Svezia, infatti, si è opposta. Quanto alla Germania, compra il gas dalla Russia a prezzi verosimilmente molto inferiori a quelli che paghiamo noi, per le contropartite date ai russi come NordStream.”. Unione, di che?

 

Luciano Canfora va in giro per i licei per dire, pare, Meloni nazista. Non più fascista, come usava ai suoi verdi anni, nel Sessantotto: nazista. Il vocabolario si è arricchito o si è impoverito?

 

Metà della vecchia Dc è dietro il boom del partito di Giorgia Meloni, secondo un sondaggio che “la Repubblica” ha ordinato. Sottinteso: l’altra metà della vecchia Dc è dentro il Pd. È plausibile. I voti pro Meloni sono quelli che avevano sorretto Berlusconi. E la Dc era divisa, tra filocomunisti e anticomunisti. Ma c’è un problema: se sei milioni sono ora con Meloni, e sei col Pd (dodici milioni sarebbero i vecchi democristiani), e il Pd ha avuto solo 7,4 milioni di voti, dove sono finiti i dodici milioni di voti del Pci 1976 – o anche solo i dieci milioni residui allo scioglimento?

 

È affollata la lista dei firmatari dell’appello degli inviati di guerra (quasi tutti ex, cioè pensionati, ma per lo più moderati, se non di destra), contro l’informazione a senso unico sulla guerra in Ucraina. Si segnalano le donne di “Repubblica”, il giornale più incondizionale, Vanna Vannuccini, Fiammetta Cucurnia, Licia Granello. Con Massimo Nava, che del “Corriere della sera” è sempre commentatore.

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