sabato 2 aprile 2022

Secondi pensieri - 478

zeulig

Amore – “Ha come mezzo la guerra, e come fondamento l’odio mortale tra i sessi” è nota proposizione di Nietzsche. Oggi si direbbe finito nell’odio del sesso, trascinato dalla caduta del desiderio, come se ne fosse un’appendice, maschi e femmine uniti nella lotta, o dell’indistinto genere.
Ogni sentimento o passione è esclusa dall’odierna sessuomania lgbtqia. Naturalmente americana, di una cultura cioè fondamentalmente sessuofobica, sotto le figure dell’onnisessualità, in un quadro schizofrenico. Una sessualità simboleggiata dalle cacce notturne nei bar, con sconosciuti, come un dovere in battaglia, contro se stessi, omo, etero, trans e di ogni specie. Mentre altrove, e prima, la paura o il rifiuto del sesso si consumavano in casa, in privato, indisturbati, quali celibi che non dovevano dare conto di niente a nessuno. La sessualità essendo una parte, non grande, dell’amore. Nelle sue varie declinazioni, dell’affetto, la simpatia, l’empatia, l’amicizia, la semplice curiosità o attenzione.


Antifascismo – La riduzione teatrale di “M Il figlio del secolo”, il romanzo di Scurati sull’ascesa di Mussolini, dal 23 marzo 1919 al 3 gennaio 1925, dalla fondazione dei Fasci di combattimento all’instaurazione del regime, dopo l’assassinio di Matteotti, vede il teatro pieno, a Milano e a Roma, nei due mesi di programmazione, con lunghe code di spettatori inesauditi. Il romanzo e la rappresentazione non dicono nulla più del risaputo, anche attraverso i vecchi settimanali familiari a larga diffusione, “Gente”, “Oggi”. E la rappresentazione non fa scintile, anzi segue modestamente l’agrodolce delle rievocazioni, irridendo D’Annunzio e Fiume, Mussolini e i Fasci, Margherita Sarfatti e Nicola Bombacci, alla Brecht ma in tono minore, da caricature, perfino mascherate. Il successo straordinario di pubblico della rappresentazione è dovuto a misconoscenza degli aneddoti narrati (impossibile, li sanno tutti), all’odio per Mussolini, alla simpatia per Mussolini? L’antifascismo è sempre un problema, irrisolto, contestato, tra gli stessi antifascisti. Forse il problema è il fascismo, cioè come la democrazia ha potuto e può degenerare – non è un problema di olio di ricino.
 
Guerra – Già “madre e regina di tutte le cose” (Eraclito) nel mondo greco, a partire da Omero, diventa abiezione col cristianesimo. Poi, sant’Agostino, si comincia a distinguere tra guerre buone e non, finché san Tommaso d’Aquino precisa e canonizza la “guerra giusta”. Ci sarà sempre quindi una “guerra giusta” – fino alla Guerra del Golfo e alla guerra alla Serbia - di cui il giusnaturalismo ha in seguito precisato le connotazioni: difesa, attuazione di un impegno disatteso, esazione di un risarcimento dovuto e concordato. Tema spinoso, su cui ancora Bobbio era perplesso.
La guerra russa contro l’Ucraina si colloca nel solco di queste cause giuste, ma non nell’immaginario, dove ora si combattono essenzialmente le guerre, e forse anche nel diritto – la creazione di statuti di autonomia per la parte russofona dell’Ucraina concordata negli accordi di Minsk, 2015.
È tema molto trattato dalla filosofia tedesca, Kant, Humboldt, Fichte, Hegel, Clausewitz, Nietzsche. Nelle più varie accezioni, di rimedio agli spiriti infiacchiti in Nietzsche, di mito permanente delle masse in Sorel, o di evento non più giustificabile col progresso delle scienze umane – questo in Comte.
 
Si differenzia quella della Russia all’Ucraina, e in che si differenzia? No, tutte le guerre sono di aggressione: chi attacca, sia pure a ragione, rompe comunque un equilibrio – la “guerra preventiva” è più ardua da “giustificare della guerra giusta”.
Questa si distingue per tre caratteristiche nuove. È una sorta di irredentismo maggioritario: un asse si stabilisce tra i russi o russofoni d’Ucraina, un quarto della popolazione, e la Russia “madrepatria”, per lingua e religione, in grado di sfidare l’elemento ucraino preponderante e nazionale nella stessa Ucraina. È anche una guerra “nazionale”, seppure dentro l’Ucraina, contro uno schieramento internazionale – non internazionalista, come nella guerra di Spagna, cioè in difesa di valori laici, socialisti, progressisti: si presenta democratico, cioè liberale, ma l’Ucraina è stata ed è illiberale, compresi i cosiddetti moti di piazza del 2004 e del 2014, che si sano invece organizzati da consorterie. È una guerra per eccellenza di false notizie, per lo più in forma di immagini, che la Russia però non combatte, mentre l’Ucraina ne fa continuo e consistente uso, in proprio, e con mezzi commerciali, di Madison Avenue e di Salford-MediaCityUK.
La Russia, nell’epoca dell’immagine, conserva le vecchie fattezze dell’orso, e quindi da tenere in punta di bastone. Ma la guerra che ha avviato, certamente di aggressione, è di una specie nuova. Quantomeno bizzarra: è una guerra patriottica, quindi “di sinistra” – liberale, risorgimentale, protettrice delle minoranze. Dei russi che dall’impero zarista, quindi da metà Settecento, e fino al 1989 e oltre, alla dissoluzione dell’impero sovietico, sono stati di casa dai paesi Baltici fino alla Romania di Nord-Est oggi Transnistria. Una guerra analoga, a parti invertire, a quella subita e persa dalla Serbia, con la quale la Russia, fra gli slavi del Sud, si sente più in sintonia,  nell’ex Jugoslavia. Al dissolvimento della federazione, cioè, che era l’erede del regno di Serbia, allargato dall’irredentismo serbo con la guerra del 1914-18. I serbi furono osteggiati e di fatto scacciati in ogni stato della federazione. Alla Serbia la Nato impose nel 1999 anche l’amputazione della sua provincia del Kossovo, con una intensa guerra aerea, di bombardamenti giornalieri, dal 24 marzo al’11 giugno.
La guerra della Nato alla Serbia fu voluta dagli Stati Uniti su un presupposto analogo a quello con cui ora Putin giustifica la guerra all’Ucraina: la mancata osservanza da parte della Serbia degli impegni assunti in sede internazionale per l’autonomia del Kossovo. Anche allora l’Onu non considerava le forze autonomiste del Kossovo soggetti rilevanti di diritto internazionale, così come fa ora per le repubbliche russe del Donbass ucraino – anzi considerava terrorista il movimento indipendentista kossovaro, UÇK.

La guerra della Russia contro l’Ucraina non è la prima guerra europea. Si suole dire che l’Europa è stata risparmiata dalla guerra dopo la seconda guerra mondiale. In realtà è stata ed è il maggior teatro di guerra nel mondo – probabilmente più del Medio Oriente. Non ha registrato le distruzioni e le morti della guerra di Corea e della guerra del Vietnam, ma ha avuto e ha il maggior numero di conflitti, di varia tipologia. La guerra fredda ha avuto molti episodi bellici: dal blocco di Berlino al Muro, dall’invasione dell’Ungheria (1956) a quella della Cecoslovacchia (1968). Francia e Inghilterra hanno combattuto molte guerre coloniali negli anni 1950: a Suez, in Kenya, nella ex Indocina, otto anni di guerra, dal 1946 al 1954, con mezzo milione di morti e altrettanti feriti, e gli otto anni di guerra civile, specialmente violenta, in Algeria. Altre guerre coloniali, a minore intensità, ha lungamente combattuto il Portogallo in Angola, Guinea-Bissau e Mozamabico. Da ultimo le guerre nella ex Jugoslavia. E la guerriglia di Al Qaeda e dell’Is, a Madrid, Londra, Parigi, Bruxelles, e altrove in Francia e in Germania, con migliaia di morti.  


Papa Francesco – Si può dire nietzscheano, in quanto prova a liberare il sesso dalla sessuofobia clericale - libera la chiesa dalla sessuofobia. “La prima proposizione”, così Nietzsche sintetizza la sua “legge contro il cristianesimo” che sarà “L’Anticristo”, scrivendone a Brandes a dicembre del 1888 (o proponendosi di scriverne a Brandes), è: “Viziosa è ogni specie di contronatura. La varietà d’uomo più viziosa è il prete: egli insegna la contronatura”. Per il motivo che dirà alla “quarta proposizione”: “La predica della castità è un pubblico incitamento alla contronatura. Ogni disprezzo della vita sessuale, ogni insozzamento della medesima mediante il concetto di «impuro» è il vero peccato contro lo spirito santo della vita”.


Santità – È distinta dalla saggezza, e anzi opposta. Altiero Spineli lo spiega bene scrivendo alla figlia Renata Colorni quindicenne (“La religione di un laico spiegata alla figlia”, “Corriere della sera”, 1novembre 2000): “La religione della santità è sempre intollerante verso quella della saggezza perché considera il saggio un presuntuoso che vuol fare a meno di Dio e che perciò è in stato di peccato. La religione della saggezza è invece sempre tollerante verso quella della santità, perché pensa che essa è in fondo una variante fantasiosa di se stessa”.   
Perché le religioni hanno il culto dei santi? Perché non sono, non si vogliono, sagge.
 


zeulig@antiit.eu

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