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Triste Europa, addetta alle pulizie
È quello che ci
resta? “È un mestiere in forte domanda. E non si può delocalizzare”. È la
donna, e l’uomo, delle pulizie. La verità della collocatrice, a inizio film, in
questi giorni di Europa agli sgoccioli, accompagna per tutto il film.
È un “avvenire”
ben noto, il precariato, in Italia. Anche al cinema, da Virzì in poi. Forse
inedito in Francia, ma nella rappresentazione che ne fa Carrère, “prende”.
Soprattutto perché giocato sulle attrici – un film all female, con un
solo maschio, o due. Su Binoche, scrittrice che vuole sperimentare dal vivo il
precariato, nel suo livello più basso, rifare le cabine dei ferry.boat per i
mezzi pesanti tra Francia Inghilterra, “60 letti in 120 minuti”, sulla
comprimaria Hélène Lambert, che quel lavoro lo fa per sopravvivere, con tre
figli, sulla giovanissima Aude Ruyter, che vuole autonomizzarsi per tentare
l’avventura, e su un gran numero di magnifiche caratterizzazioni.
Il mondo delle
pulizie non è nuovo, ci sono sempre state, domestiche e non, femminili e
maschili, anche in epoche e ambienti non schiavisti. Oggi lo scopriamo come
nuovo, Carrère e noi con lui, come ultima risorsa?
Emmanuel Carrère, Tra
due mondi
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