Una vecchia invasione stile Pcus, che guerra è questa
Volendo dare una ratio alla guerra della Russia in Ucraina,
è un’invasione di stile sovietico, come quella della Cecoslovacchia nel 1968.
Se non che, non essendoci più (comunisti) locali in appoggio, l’invasione è
finita nel pantano. È lo scenario peggiore.
La preoccupazione per il prolungarsi della guerra è seconda, nelle
cancellerie e negli stati maggiori, alla curiosità, anzi alla paura, di non
sapere o capire di che guerra si tratta. Si fanno le guerre secondo dei piani,
ma Putin non mostra di averne uno. Quella in Ucraina si ritiene il tipo di guerra più
pericolosa, se e finché Putin, che l’ha ordinata e la gestisce, comanderà in
Russia – un Paese dove la “costituzione” di fatto assegna tutti i poteri a un
uomo solo.
Questa guerra è temuta, comunque appassiona il pubblico, per il
bombardamento quotidiano strappalacrime : stupri, bambini, ospedali, scuole, teatri,
fosse comuni, irradiazioni nucleari. Un bombardamento emotivo in singolare
contrasto con il numero delle vittime civili che l’Onu registra, circa tremila in
settanta giorni: sono molte, ma non sono niente quando agiscono le artiglierie,
con i missili, e i cacciabombardieri (sono tremila i migranti morti nel Mediterraneo nel 2021). Irrisorio, poi, il numero delle vittime
militari, che l’una parte addebita all’altra, e dei prigionieri di guerra. Ma è per
ciò stesso, per essere come evanescente, inafferrabile nelle sue logiche se non
nelle distruzioni, che la guerra è temuta.
È temuta dagli Stati maggiori Nato, ed è temuta, con differenti
inflessioni, dai governi europei, perché non se ne individua la ratio.
Non è – non è stata - una guerra lampo, malgrado la sproporzione delle forze.
Non c’è un fronte ma una serie di fronti sparsi vengono aperti e si richiudono.
Se è una guerra di occupazione-liberazione del Donbass (Donetsk e Luhansk), come
già avvenuto per la Crimea, non ha senso la dispersione dell’attacco su altri
tre o quattro fronti. Un altro esito possibile non si vede: non è possibile la
frantumazione dell’Ucraina in più staterelli, non è possibile la russificazione
della fascia litoranea dell’Ucraina, fino alla Moldavia-Transnistria.
Se l’invasione dell’Ucraina è stata pensata così, al modo
sovietico, la guerra può avere tutti gli sviluppi possibili. Dal rivolgimento
di palazzo a Mosca, come usava da Stalin a Breznev col vecchio Pcus, il partito
comunista sovietico, alla guerra totale da resa incondizionata – non necessariamente
dell’Ucraina.
Non è l’unica incertezza. Il quadro è nuovo anche perché l’Occidente
è diviso di fatto. Di fatto gli interessi americani sono ora diversi, e anche
contrari, a quelli dell’Europa. E l’America ha un presidente in caduta
verticale di credibilità, dato sicuro perdente al voto di medio termine fra sei
mesi, per il quale già si corre. Mentre in Europa la conferma di Macron porterà
all’ovvio rilancio della sua “dottrina” europea. A un tentativo, almeno, di
autonomia continentale, politica e strategica. Con la Germania a governo pur
sempre di sinistra, malgrado la presenza liberale, che oscilla tra il vecchio
atlantismo senza riserve e la voglia, anche la necessità, di autonomia – la vecchia
Ostpolitik. Un’Europa con ogni esito possibile.
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