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Destra e sinistra “per me pari soooono”
Sono mesi che la Roma, la squadra di calcio, gioca sotto striscioni che
inneggiano alla marcia su Roma, a Mussolini, “Roma sempre marcia”, “Roma marcia
ancora”. Nell’altra squadra romana la stessa esibizione – non proprio la stessa,
meno impositiva, ma insomma - è stata censurata più volte, dalla questura e dalla
giustizia sportiva, e la proprietà della squadra ha dovuto prendere provvedimenti
disciplinari, fino ad alienarsi la tifoseria. La Roma è la squadra del cuore
della sinistra, e quindi non si dice niente.
Questo silenzio è di destra o di sinistra? Un po’ è che siamo come il duca
di Mantova nel “Rigoletto”, che “questa e quella per me pari sono”. Indifferenti.
E poi, certo, rigore è quando arbitra fischia rigore, come diceva Boskov – lo disse
proprio quando allenava la Roma. Ma l’assenza di condanne o di sanzioni non tranquillizza.
Destra e sinistra hanno ben altri fondamenti, si sa – o si impara da
Bobbio, che le ha filosofate (anche se le ha filosofate un quarto di secolo fa).
L’uguaglianza, per esempio, è fondamento della sinistra. Ma lo è anche della
destra – della destra sociale, e pure di quella politica (totalitaria). Bobbio,
nel 1994, a 85 anni, con grande esperienza, aveva qualche dubbio: “Dunque, destra e sinistra esistono ancora? E se esistono
ancora e tengono il campo, come si può sostenere che hanno perduto il loro
significato? E se un significato ancora lo hanno, questo significato qual è?”.
Poi non è andata meglio.
Si prenda Soru: il 27 settembre 1997 quotò Tiscali,
una start-up che valeva, al più, un euro, a 46 euro (l’equivalente), poi
in rapida ascesa fino a 1.200 euro. Per il 69 per cento sempre sua. Dopodiché
fu il governatore Dem della sua isola, la Sardegna. Un feudo fatto di impiegate
precarie, subito licenziate.
Lo stesso maneggio il re delle “sole” Soru ha ripetuto
con 3, o H3G. Per fortuna senza fregature in Borsa, ma sempre con scorpori,
licenziamenti, pacchetti tariffari truffa, e “appalti privilegiati”, di area
Dem.
La gestione sindacale del lavoro, specie al ministero,
presidiato da ex sindacalisti, ma anche nelle centrali sindacali, si è specializzata
negli stati di crisi graziosamente concessi, per consentire i licenziamenti – i
prepensionamenti, la cassa integrazione.
De Benedetti, editore emerito della sinistra, ha fatto
stati di crisi a cascata. A petto di Berlusconi, la destra più odiata, che non
ha mai licenziato nessuno – e nessuno ha messo sul groppone degli istituti di
previdenza, con i prepensionamenti.
Che altro? Le “lenzuolate” di Bersani, il ministro dell’Industria
allegrone, oggi trinariciuto, che impoverirono il commercio al minuto e gli artigiani,
svilendone l’avviamento commerciale, a favore dei centri commerciali, senza
beneficio per i consumatori, anzi con aggravio di prezzi e infima qualità – ne sono
nate in vent’anni due generazioni di obesi. Il partito degli Ingegneri e
Architetti di Rutelli al giubileo del Millennio – una grattatina e via: quattromila
appalti, da mezzo miliardo di lire. Il sindaco anti-corruzione Marino destituito dal
notaio. I “contratti al buio” (senza bando, senza concorso) della Regione Lazio
dell’onesto Zingaretti – poche decine, è vero.
A
proposito della Regione Lazio dell’onesto etc,. non si finirebbe. Si fa la coda
dappertutto, nella regione Lazio, per la sanità. Coda chilometrica, non la coda
normale di ogni servizio. Con molti ticket sanitari. E con l’addizionale Irpef
al top, l’aliquota più alta in Italia. Per pagare la sanità privata, che nei cinque anni dal 2017 ha raddoppiato (Gemelli) e triplicato (Idi) le attività in convenzione con la Regione - sul modello Milano, o forse anche Emilia, una liberalizzazione che non porta nessun vantaggio, costa molto, e sa di corruzione. La Regione Lazio di destra mandava
l’avviso di scadenza del bollo auto, la Regione Lazio di sinistra non lo manda:
risparmia il francobollo, e incassa le penali per il ritardo.
La corruzione, endemica, sistemica, si direbbe di
destra. Mentre è di sinistra, compresa quella giudiziaria, la pessima: sui referendum per la giustizia giusta del 12 giugno, tema di sinistra se mai ce ne è uno, il Pd fa campagna surrettizia contro (astensione), ancorato al potere della giustizia, che invece è fascista.
Per non dire della Cina, della Russia, eccetera.
Umberto
Eco, che non ha osato cimentarsi col destra-sinistra, si è licenziato con un
amaro apologo, il romanzo-pamphlet “Numero
zero”, contro un certo giornalismo di sinistra. Di cui
così spiegò il senso a Scalfari, in una video-intervista: “Un tempo, se un
presidente non piaceva – fosse Lincoln o Kennedy – gli sparavano.
Già con Nixon e poi con Clinton si è visto che si può distruggere un presidente
tirando fuori le intercettazioni oppure parlando di cosa ha fatto la sera, con
chi è andato a letto. Tutta la nostra politica è ormai su questo piano. Il
comandamento è: bisogna distruggere, delegittimare, sputtanare”. Eco lo dice
con una punta politica, evidente nel video: intercettare, distruggere,
delegittimare, sputtanare è un procedimento violento, quindi tipicamente “di
destra”. Ma non è l’armamentario, il solo, della “sinistra” – dell’affarismo
che ha preso il posto della sinistra?
Destra
e sinistra rispetto sempre a che – resta il busillis di Bobbio? A un contesto.
Anche solo di idee, o progettuale – oppure di idee che coprono una certa realtà.
Il dibattito, a sinistra, sul lavoro, negli anni 2010 e compresi questi
primissimi 2020 di pandemia e di guerra, si colloca a destra, perfino molto più
a destra, della destra trent’anni fa. Il diritto al lavoro, regolarmente retribuito, è alla pensione, è ormai solo di destra. Al coperto del necessario aggiornamento, al mondo qual è, alla globalizzazione, è passato con i governi di sinistra, in Italia e in Europa (in Germania con Schroeder, in Inghilterra con Blair, in Francia con Hollande, in Italia col Pd) il peggiore affarismo, dei monopoli. Con ombre di corruzione.
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