martedì 31 maggio 2022

Destra e sinistra “per me pari soooono”

Sono mesi che la Roma, la squadra di calcio, gioca sotto striscioni che inneggiano alla marcia su Roma, a Mussolini, “Roma sempre marcia”, “Roma marcia ancora”. Nell’altra squadra romana la stessa esibizione – non proprio la stessa, meno impositiva, ma insomma - è stata censurata più volte, dalla questura e dalla giustizia sportiva, e la proprietà della squadra ha dovuto prendere provvedimenti disciplinari, fino ad alienarsi la tifoseria. La Roma è la squadra del cuore della sinistra, e quindi non si dice niente.
Questo silenzio è di destra o di sinistra? Un po’ è che siamo come il duca di Mantova nel “Rigoletto”, che “questa e quella per me pari sono”. Indifferenti. E poi, certo, rigore è quando arbitra fischia rigore, come diceva Boskov – lo disse proprio quando allenava la Roma. Ma l’assenza di condanne o di sanzioni non tranquillizza.
Destra e sinistra hanno ben altri fondamenti, si sa – o si impara da Bobbio, che le ha filosofate (anche se le ha filosofate un quarto di secolo fa). L’uguaglianza, per esempio, è fondamento della sinistra. Ma lo è anche della destra – della destra sociale, e pure di quella politica (totalitaria). Bobbio, nel 1994, a 85 anni, con grande esperienza, aveva qualche dubbio: “Dunque, destra e sinistra esistono ancora? E se esistono ancora e tengono il campo, come si può sostenere che hanno perduto il loro significato? E se un significato ancora lo hanno, questo significato qual è?”. Poi non è andata meglio.  
Si prenda Soru: il 27 settembre 1997 quotò Tiscali, una start-up che valeva, al più, un euro, a 46 euro (l’equivalente), poi in rapida ascesa fino a 1.200 euro. Per il 69 per cento sempre sua. Dopodiché fu il governatore Dem della sua isola, la Sardegna. Un feudo fatto di impiegate precarie, subito licenziate.
Lo stesso maneggio il re delle “sole” Soru ha ripetuto con 3, o H3G. Per fortuna senza fregature in Borsa, ma sempre con scorpori, licenziamenti, pacchetti tariffari truffa, e “appalti privilegiati”, di area Dem.
La gestione sindacale del lavoro, specie al ministero, presidiato da ex sindacalisti, ma anche nelle centrali sindacali, si è specializzata negli stati di crisi graziosamente concessi, per consentire i licenziamenti – i prepensionamenti, la cassa integrazione.
De Benedetti, editore emerito della sinistra, ha fatto stati di crisi a cascata. A petto di Berlusconi, la destra più odiata, che non ha mai licenziato nessuno – e nessuno ha messo sul groppone degli istituti di previdenza, con i prepensionamenti.
Che altro? Le “lenzuolate” di Bersani, il ministro dell’Industria allegrone, oggi trinariciuto, che impoverirono il commercio al minuto e gli artigiani, svilendone l’avviamento commerciale, a favore dei centri commerciali, senza beneficio per i consumatori, anzi con aggravio di prezzi e infima qualità – ne sono nate in vent’anni due generazioni di obesi. Il partito degli Ingegneri e Architetti di Rutelli al giubileo del Millennio – una grattatina e via: quattromila appalti, da mezzo miliardo di lire. Il sindaco anti-corruzione Marino destituito dal notaio. I “contratti al buio” (senza bando, senza concorso) della Regione Lazio dell’onesto Zingaretti – poche decine, è vero.
A proposito della Regione Lazio dell’onesto etc,. non si finirebbe. Si fa la coda dappertutto, nella regione Lazio, per la sanità. Coda chilometrica, non la coda normale di ogni servizio. Con molti ticket sanitari. E con l’addizionale Irpef al top, l’aliquota più alta in Italia. Per pagare la sanità privata, che nei cinque anni dal 2017 ha raddoppiato (Gemelli) e triplicato (Idi) le attività in convenzione con la Regione - sul modello Milano, o forse anche Emilia, una liberalizzazione che non porta nessun vantaggio, costa molto, e sa di corruzione.  La Regione Lazio di destra mandava l’avviso di scadenza del bollo auto, la Regione Lazio di sinistra non lo manda: risparmia il francobollo, e incassa le penali per il ritardo.
La corruzione, endemica, sistemica, si direbbe di destra. Mentre è di sinistra, compresa quella giudiziaria, la pessima: sui referendum per la giustizia giusta del 12 giugno, tema di sinistra se mai ce ne è uno, il Pd fa campagna surrettizia contro (astensione), ancorato al potere della giustizia, che invece è fascista.
Per non dire della Cina, della Russia, eccetera.
Umberto Eco, che non ha osato cimentarsi col destra-sinistra, si è licenziato con un amaro apologo, il romanzo-pamphlet “Numero zero”, contro un certo giornalismo di sinistra. Di cui così spiegò il senso a Scalfari, in una video-intervista: “Un tempo, se un presidente non piaceva – fosse Lincoln o Kennedy – gli sparavano. Già con Nixon e poi con Clinton si è visto che si può distruggere un presidente tirando fuori le intercettazioni oppure parlando di cosa ha fatto la sera, con chi è andato a letto. Tutta la nostra politica è ormai su questo piano. Il comandamento è: bisogna distruggere, delegittimare, sputtanare”. Eco lo dice con una punta politica, evidente nel video: intercettare, distruggere, delegittimare, sputtanare è un procedimento violento, quindi tipicamente “di destra”. Ma non è l’armamentario, il solo, della “sinistra” – dell’affarismo che ha preso il posto della sinistra?
Destra e sinistra rispetto sempre a che – resta il busillis di Bobbio? A un contesto. Anche solo di idee, o progettuale – oppure di idee che coprono una certa realtà. Il dibattito, a sinistra, sul lavoro, negli anni 2010 e compresi questi primissimi 2020 di pandemia e di guerra, si colloca a destra, perfino molto più a destra, della destra trent’anni fa. Il diritto al lavoro, regolarmente retribuito, è alla pensione, è ormai solo di destra. Al coperto del necessario aggiornamento, al mondo qual è, alla globalizzazione, è passato con i governi di sinistra, in Italia e in Europa (in Germania con Schroeder, in Inghilterra con Blair,  in Francia con Hollande, in Italia col Pd) il peggiore affarismo, dei monopoli. Con ombre di corruzione.

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