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Gli affari non vanno male in guerra
La guerra non fa male agli affari. Non ai trader e importatori
di petrolio e gas, che si erano ricoperti, ampiamente, già prima che l’invasione
dell’Ucraina cominciasse , al coperto di quotazioni di colpo triplicate. Così pure per gli operatori dell’agroalimentare: non
ci sono strozzature nei rifornimenti, ci sono congrui aumenti di prezzo, a
titolo cautelativo.
Anche per le banche non sembra andare male. Unicredit ha dimezzato
a causa della Russia l’utile netto del primo trimestre rispetto al 2021. Ma Intesa
annuncia la riduzione di un quarto degli utili netti attesi – in percentuale quindi
la metà della rettifica al ribasso operata da Unicredit (Piazza Affari registra le due contabilità al rovescio, Intesa crolla, Unicredit recupera, ma non fa testo, non economicamente). Dovrebbero seguire le
francesi Société Générale, la più esposta in Russia, con Bnp Paribas e Crédit Agricole,
ma, si ritiene, anch’esse con tagli meno radicali di Unicredit.
Sulla decisione del gruppo ora gestito da Orcel avrebbe pesato
la volontà del nuovo amministratore delegato di fare la pulizia più ampia possibile
col suo primo bilancio. Orcel conferma peraltro il piano di buy-back, e il
mercato gli crede.
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