Il caro-energia è qui per restare
Le sanzioni per l’invasione russa dell’Ucraina
possono averlo anticipato, ma il caro-bollette era nei numeri dell’industria dell’energia
da tempo. Per effetto degli investimenti sempre più ridotti, da due decenni,
nella ricerca e produzione di idrocarburi. E per investimenti in fonti di energia
alternative e non inquinanti non sufficienti a compensare nell’immediato la ridotta
offerta di petrolio e gas. Uno squilibrio accentuato in questa fase di
transizione all’economia verde dall’entrata delle grandissime economie
asiatiche, tipo India e Cina, come grandi consumatori nel mercato internazionale
dell’energia.
Negi Stati Uniti non si investe più nei combustibili
fossili per effetto di misure legali. Gli azionisti di molte banche, incluse
Bank of America, JPMorgan Chase e Wells Fargo, hanno votato risoluzioni che impegnano
a chiudere il credito a chi investe in combustibili fossili. E sono ora sotto
pressione i grandi clienti liquidi delle banche, come Google, Apple o Salesforce,
che sono impegnati in proprio a ridurre le emissioni nocive, a fare pressione
in tan senso sulle banche.
La ricerca petrolifera è l’unico settore
che non è ripartito negli Stati Uniti dopo il covid. Le ultime gare per nuovi permessi
di ricerca sono andate deserte.
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