mercoledì 18 maggio 2022

Il mondo com'è (445)

astolfo


Compiègne – S’intende per “armistizio di Compiègne” quello firmato l’11 novembre 1918 tra l’impero tedesco e l’Intesa che poneva fine alla rima guerra mondiale. Ma un secondo vi fu celebrato, nello stesso luogo, i boschi vicino Compiègne, in Piccardia. Il 22 giugno 1940, tra la Germania di Hitler e la Francia sconfitta di Vichy – la Francia veniva divisa in due parti, Alsazia-Lorena e la parte settentrionale con la costa atlantica restavano sotto occupazione militare tedesca, (con Alsazia e Lorena di fatto riannesse alla Germania), la parte centro-meridionale formalmente indipendente, sotto il governo di Vichy – di fatto in larga parte sotto occupazione italiana. I tedeschi imposero alle controparti francesi di firmare la resa nello stesso bosco, e nello stesso vagone, che erano stati la sede del primo armistizio di Compiègne. Il vagone era la carrozza salotto del maresciallo francese Foch, il vincitore del 1918, etichettato come 2419D. Il vagone fu rintracciato in un museo e trasportato nel bosco presso Compiègne.
 
Eni-Russia
– Con l’abbandono di tutte le attività in Russia (salvo continuare le importazioni di gas, in attesa di nuove fonti di importazione), l’Eni chiude tre quarti di secolo di una collaborazione, commerciale e industriale, che è stata probabilmente la sua più proficua. Avviata ne 1955, in piena guerra fredda, unica azienda occidentale interessata a riaprire i contatti con Mosca. La decisione nel 1955 di Enrico Mattei, il fondatore e presidente del gruppo, di cercare in Russia il petrolio greggio di cui non disponeva, superando il boicottaggio dei grandi gruppi petroliferi occidentali, anglo-americani, da lui definiti le “sette sorelle”, fu di grande momento storico. Mattei ne aveva avuto l’idea dopo la visita a Mosca di Adenauer, il cancelliere tedesco, che non aveva suscitato reazioni. Invece la sua iniziativa commerciale suscitò una reazione molto esplicita e dura del governo americano, con una campagna martellante mirata a screditare Mattei e il suo gruppo - che alimenterà per decenni la “storia nera” dell’Eni. In Italia gestita con disinvoltura dall’ambasciatrice Clare Boothe Luce, giornalista, maritata al suo editore, deputata repubblicana al Congresso, sostenitrice di Eisenhower alle presidenziali del 1952, cattolica. Con la collaborazione di numerosi giornalisti di nome, tra essi Indro Montanelli.
Mattei non desistette, e col sostegno del segretario Dc Fanfani e del presidente della Repubblica Gronchi, che nel 1960 sarà il primo capo di stato di un paese del blocco occidentale a recarsi a Mosca nel dopoguerra, subito dopo nello stesso anno firmava il primo grande contratto di forniture petrolifere con il governo sovietico. Il contratto dell’Eni, di grande valenza storica, fu seguito da altri importanti accordi industriali di gruppi italiani nell’Urss, di Pirelli, Fiat, Montecatini, Snia Viscosa, Olivetti, Chatillon.
Mattei agiva nel quadro di una strategia mirante e fare dell’Italia l’hub energetico dell’Europa centrale. Con due sistemi di condotte che, da Trieste e da Genova, avrebbero rifornito di petrolio greggio e di prodotti petroliferi la Svizzera, l’Austria e la Germania, dove costruì o progettava di costruire impianti di raffinazione, a Stoccarda e in Svizzera a Aigle. Da Trieste a Ingolstadt l’oleodotto lo realizzò, e nella città bavarese costruì anche la raffineria. Una soluzione semplice, che però vide gli Stati Uniti prontamente all’opera per contrastare Mattei e l’Eni anche in Germania. Il messaggio veicolato era: “Il petrolio russo in Baviera e in Svizzera per la porta di servizio delle Alpi”. Il petrolio russo inteso come “il nemico” - senza sapere che la riesportazione verso paesi terzi era interdetta, i sovietici non davano a Mattei la possibilità di fargli la concorrenza col loro stesso petrolio.
Dieci anni più tardi l’accordo petrolifero veniva doppiato da uno per il gas – anch’esso il primo in Europa. Il successore di Mattei, Cefis, avviò i contatti nel 1967, quando Mosca varò un programma di messa in produzione del bacino di Tjumen in Siberia: Cefis propose di farsi grande compratore di gas, in cambio di forniture di servizi e materiali di ricerca e produzione. Il negoziato fu duramente opposto da Repubblica ceca e Ucraina, secondo le quali il gas veniva venduto all’Italia, col sistema delle forniture in cambio di beni e servizi, a un costo inferiore a quello che Mosca applicava a loro. E dal governo italiano dell’onorevole Moro, personalmente non in buoni rapporti con Cefis e l’Eni, ritenuto feudo fanfaniano, e più ancora dai socialisti, col ministro del Commercio Estero Tolloy. L’accordo, pronto nel 1968, fu bloccato dalla crisi cecoslovacca, culminata con l’invasione. Fu concluso nel 1969, col primo governo Rumor - Vittorino Colombo, Sinistra Dc, al Commercio Estero. Per la fornitura di sei miliardi di mc l’anno di gas naturale, da inoltrare mediante una condotta attraverso l’attuale Slovacchia e l’Austria (Tag, Trans Austria Gasleitung), da realizzare in cinque anni, col contributo dell’industria italiana. Ci lavoreranno Saipem, Snam Progetti e Nuovo Pignone del gruppo Eni, e l’Italsider-Iri per la fornitura delle tubazioni della condotta, tubi speciali, d’acciaio molto temperato e di grande diametro - l’accordo per la fornitura delle tubazioni Italsider verrà celebrato ogni anno con un ricevimento all’ambasciata russa a villa Abamelek a Roma.
Già prima del completamento della condotta Tag, tra Eni e Mosca si progettava una rete europea del gas. A partire dal 1996 le forniture di gas sono raddoppiate – e in seguito ulteriormente amentate – per la messa in produzione del nuovo immenso bacino di gas naturale di Urengoy, anch’esso in Siberia. Al cui sviluppo il gruppo italiano aveva partecipato, insieme con Italsider, fornendo stazioni di compressione per il sistema di trasporti da Urengoy all’Ovest, tubazioni, montaggi – oltre all’ammodernamento delle condotte esistenti.
Due anni dopo, in una Russia ormai a economia di mercato, investiva in Russia nell’upstream e nel  downstream, nella ricerca e produzione di idrocarburi, e nella venduta. Dal 2007 con l’acquisizione, insieme con Enel, di tre gruppi attivi nella ricerca e produzione di gas, Arctic Gas, Urengoil, e Neftegaztechnologia, attive nella regione di YamalNenets, l’area maggiore produttrice di gas naturale al mondo. A fine 1999 aveva avviato, in joint-venture paritaria con Gazprom, la costruzione del Blue Stream, un gasdotto dai giacimenti siberiani alla Turchia.
I due accordi sono stati l’apice, senza grandi sviluppi, del ruolo dell’Eni quale partner privilegiato di Gazprom, il monopolista russo del gas, nell’area europea – una sorta di proiezione del progetto di Mattei, di fare dell’Italia l’hub degli approvvigionamenti energetici del centro Europa. Già negli anni di Eltsin, gli anni 1990, e di più poi con Putin, la Germania si era già imposta a Mosca quale partner privilegiato, e hub di Gazprom nella Unione Europea, col doppio cancellierato del socialdemocratico Schröder, 1998-2005 – che poi diverrà, e resta tuttora malgrado la guerra e le sanzioni, consulente locupletato della stessa Gazprom. 


Libri penitenziali – Erano liste di peccati con relative penitenze, a uso dei confessori, in uso per alcuni secoli, fini al Concilio Lateranense del 1213 – quello che dispose la “confessione obbligatoria”, almeno una volta l’anno. In uso a partire dal VI secolo, quando sarebbero stati ideati da monaci “insulari”, irlandesi e inglesi, distinti come “penitenziali del gruppo celtico” e “penitenziali del gruppo anglosassone”.
I primi ricalcavano i penitenziali in uso nei monasteri. Come forma di regolamentazione della vita claustrale. Proposti alla società, recepivano il concetto germanico del Wergeld, del riscatto cioè del delitto, comunque della colpa, attraverso un pagamento – da cui le indulgenze, che porteranno poi, invece, allo scisma di Lutero.
Le penitenze, oltre che progressive in ragione della natura e gravità dei peccati, erano commisurate anche alle condizioni di vita dei penitenti – più pesanti per i più ricchi. Esprimendosi in donazioni, giornate di lavoro, cessione di beni o servizi, le penitenze pratiche, oppure nell’esclusione dalla chiesa, dall’edificio, o dalle cariche pubbliche, nell’abbigliamento penitenziale: erano pene pubbliche, anche se la confessione era ora auricolare, non più pubblica.
 
Sionismo cristiano
– Calcolati tra il 25 e il 35 per cento della popolazione americana, grosso modo 100 milioni di persone, gli evangelici sono comunque la comunità religiosa più influente politicamente negli Stati Uniti. Politicamente omogenea. All’80 per cento, quattro su cinque, hanno votato nel 2016 e nel 2020 per Trump. A Trump hanno in pratica imposto il vice, Mike Spence. Mentre in Brasile si mobilitavano per Jair Bolsonaro, loro recente adepto – sia Pence che Bolsonaro erano cattolici.
 
Le chiese evangeliche avrebbero avuto anche un ruolo determinante nella decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come la capitale d’Israele, e successivamente per influenzare in senso filo-israeliano il governo saudita del principe Mohammed bin Salman, uomo forte del regime, e l’intesa con Israele.  Gli ebrei americani in larga parte non condividevano l’iniziativa di Trump, il movimento evangelico invece, che l’aveva proposta, la propagandò anche in Medio Oriente. anche presso i sauditi.
astolfo@antiit.eu

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