La “grande trasformazione bancaria” si affloscia
Quindici anni fa, completandosi il riassetto con l’assorbimento di
Roma (Capitalia: ex Cassa di Risparmio e ex Banco di Roma) in Milano, si celebrava
la fondazione di due grandi gruppi concorrenti, Intesa San Paolo e Unicredit,
come leva per risvegliare il sonnolento mondo delle banche, e rompere anche “il
cartello”, gli accordi non detti de minimis, la tendenza alla bonaccia,
al non farsi la concorrenza. Era da poco tornata in esercizio la banca universale,
e si profilava, accanto alle attività tradizionali, imprese (corporate)
e persone (retail), anche la gestione del risparmio ((private banking),
più remunerativa per le banche e più utile ai correntisti.
Che ne è stato? Nulla, o poco più. Sul retail si ricorda
l’incredibile aggressività iniziale di Unicredit, che andava letteralmente a
caccia di ogni singolo correntista. Tutto svanito, una banca vale l’altra,
anche senza il “cartello”. Era una caccia al correntista che era anche
un’apertura al private banking, data la diffusione (allora ancora
elevata) in Italia del risparmio, seppure non di grandi capitali – la sola gestione
del deposito titoli rapporta molto più del conto corrente. Poi niente, eccetto
qualche conto e mutuo speciale per i ventenni.
Prosegue con alterne fortune, stante la grande crisi del 2007-2007,
il credito alle imprese – peraltro più specialità delle banche a vocazione
regionale, vicine all’imprenditoria. Il retail dà briciole – è come un
bar che fa solo i caffè: qualcosa ci guadagna, ma se paga un solo barista (che
è un mestiere faticoso, bisogna stare sempre in piedi, e richiede dodici movimenti
diversi, di braccia, di schiena, per ogni tazzina di caffè - nulla a che vedere col sedentarismo del bancario). La gestione dei patrimoni,
la più proficua, non ha visto la riqualificazione del personale. La banca si limita a vendere fondi e obbligazioni
altrui. E si crogiola da ultimo nella bancassurance, la vendita di polizze. Che
è invece un mestiere piuttosto complicato, e comunque delicato – chi ha avuto a
che fare con assicurazioni sulla vita e altri prodotti assicurativi bancari lo
sa. Non improvvisabile, non quindi di futuro.
La “grande trasformazione” sarà stata del tipo quelzalcoatl, il
serpente piumato azteca, molto impennacchiato, che si mangia la coda. L’ecobonus è stato una waterloo: solo il BancoPosta
riusciva a fare la pratica in una settimana – poi due, poi sarà intervenuta
Cdp, cioè il governo, e anche Bancoposta l’ha reso una via crucis.
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