domenica 1 maggio 2022

L’irrealtà dei sentimenti, lombarda

La necrofilia resa attuale, in virtù della teorica della Scapigliatura lombarda, dell’indistinzione fra “reale” e “immaginario”. L’amante vuole l’amata a riposare “sul marmo della mia tavola, per rivelare al mio coltello il segreto della sua bellezza”. Chi parla è un giovane professore di medicina, viennese, che pregusta con gli amici il godimento che avrà di una bellezza intravista in un caffè – Vienna ci vuole per il caffè, o all’epoca per lo sciovinismo.
Ma il saggio di bravura del Boito junior non è questo fluttuare al caffè, viene dopo. L’anatomista diventa a sua volta immaginario-reale, il morto amante: “La figura di quel giovane mi era sembrata sinistra. I vetri sugli occhiali nascondevano lo sguardo, i capelli giallicci scendevano sulle spalle; ma quel moto giovanile mi fece l’impressione del viso di un morto (rabbrividisco!), di un morto che dica: t’amo!”.
Si trascura la Scapigliatura, nel filone leghista della critica letteraria,  da Dionisotti al compianto Paolo Mauri. Che invece è proprio lombarda, non è imitazione, non c’è l’analogo in altra letteratura contemporanea. Un concentrato di realtà-irrealtà. Non pratica - quella c’è, del “lavorerio” e dei “dané” o “ghèi”: quella dei sentimenti.  
Camillo Boito, Un corpo

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