lunedì 23 maggio 2022

Neonazista a capo del Disinformation Board americano

Uno straordinario ritratto di una strana “disinformazione” americana. Il 19 maggio, una settimana dopo questo ritratto pubblicato dal periodico di sinistra “The Nation”, l’orwelliano “ministero della verità” creato a fine aprile da Biden, il Disinformation Governing Board, è stato disciolto, ma la personalità cui era stato affidato merita una lettura. Nina Jankowicz, 33 anni, scrittrice, parte della “bellicosa industria della disinformazione” già in Ucraina, dove è stata dopo la laurea quale Fulbright Clinton Public Policy Fellow, nonché collaboratrice di StopFake, autrice il 29 gennaio 2017 per StopFake di un podcast, “StopFake Episode 117”, in cui difende i battaglioni di volontari in Ucraina, “ossessione perenne della propaganda russa”, ma macchiati di molte colpe.
StopFake, spiega “The Nation”, è un’organizzazione pubblica “anti-disinformazione”, creata dal governo federale nel marzo 2014 e subito definita un modello contro la propaganda del Cremlino. Ora è partner ufficiale di Facebook per il fact-cheking, il controllo della veridicità delle informazioni. Ma tre anni dopo la creazione StopFake si distingueva nello “sbiancamento” dei gruppi neonazisti in Ucraina, di ucraini e di stranieri. Col contributo di Jankowicz.
In Ucraina ci sono “dozzine di formazioni paramilitari formate nel 2014 per combattere i separatisti nella regione del Donbass sostenuti da Mosca”.  Quando a Kiev si parlò di una nuova festività da introdurre in onore dei volontari stranieri, e Mosca rilanciò contro i volontari, definendoli violenti e estremisti, venne il 29 gennaio 2017 il messaggio rassicurante di Jankowicz: i volontari hanno collaborato con le forze armate ucraine contro l’aggressione russa, sono ora parte delle forze armate ucraine, il movimento dei volontari in Ucraina è molto ampio, militare ma anche sociale, economico, umanitario, di sostegno ai due milioni di sfollati del Donbass. Jankowicz parlava sullo sfondo delle insegne di quattro gruppi paramilitari, Aidar, Dnipro-1, Donbas, Azov.
“Tutt’e quattro (questi gruppi) hanno una storia documentata di crimini di guerra, mentre Azov è un dichiarato gruppo neo-nazista”, “The Nation” spiega poi in dettaglio. In un servizio di “Newsweek” del 10 settembre 2014, basato su un rapporto di Amnesty International, il gruppo Aidar risultava avere una storia di “violenze molto diffuse”, dai sequestri di persona alla tortura e a “probabili esecuzioni”. StopFake ha sempre difeso il battaglione Azov, “che è stato formato da una bada neo-nazista, usa due simboli neo-nazisti sulle sue insegne, ed è documentata neo-nazista da numerose fonti occidentali”. Portando Facebook ad annullare a febbraio l’esclusione di Azov quale “gruppo estremista”, e anzi ad elogiarlo.
StopFake ha anche difeso il gruppo C 14, ucraino, ultranazionalista, creato nel 2010 con un programma estremista, e responsabile nel 2018 di una serie concertata di distruzioni di campi rom -  C14 in cirillico, solitamente S 14, o Sich. Il gruppo è classificato anche dal Dipartimento di Stato come “nazionalista razzista” (hate group). Nel 2002 StopFake ha difeso C 14 con un apposito comunicato stampa, negando che fosse estremista, e portando come prova la smentita dei pogrom anti-rom - che però Sich ha fatto (organizzato, eseguito), numerosi e organizzati.
Putin è Putin, ma noi a che gioco giochiamo?
Lev Golinkin, Meet the head of Biden’s new “Disinformation Governing Board”, “The Nation”, 12 maggio, free online

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