Neonazista a capo del Disinformation Board americano
Uno straordinario ritratto di una strana
“disinformazione” americana. Il 19 maggio, una settimana dopo questo ritratto
pubblicato dal periodico di sinistra “The Nation”, l’orwelliano “ministero della
verità” creato a fine aprile da Biden, il Disinformation Governing Board, è
stato disciolto, ma la personalità cui era stato affidato merita una lettura.
Nina Jankowicz, 33 anni, scrittrice, parte della “bellicosa industria della
disinformazione” già in Ucraina, dove è stata dopo la laurea quale Fulbright
Clinton Public Policy Fellow, nonché collaboratrice di StopFake, autrice il 29
gennaio 2017 per StopFake di un podcast, “StopFake Episode 117”, in cui difende
i battaglioni di volontari in Ucraina, “ossessione perenne della propaganda
russa”, ma macchiati di molte colpe.
StopFake, spiega “The Nation”, è un’organizzazione
pubblica “anti-disinformazione”, creata dal governo federale nel marzo 2014 e subito definita un
modello contro la propaganda del Cremlino. Ora è partner ufficiale di Facebook
per il fact-cheking, il controllo della veridicità delle informazioni.
Ma tre anni dopo la creazione StopFake si distingueva nello “sbiancamento” dei
gruppi neonazisti in Ucraina, di ucraini e di stranieri. Col contributo di Jankowicz.
In Ucraina ci sono “dozzine di formazioni
paramilitari formate nel 2014 per combattere i separatisti nella regione del Donbass
sostenuti da Mosca”. Quando a Kiev si
parlò di una nuova festività da introdurre in onore dei volontari stranieri, e
Mosca rilanciò contro i volontari, definendoli violenti e estremisti, venne il
29 gennaio 2017 il messaggio rassicurante di Jankowicz: i volontari hanno collaborato
con le forze armate ucraine contro l’aggressione russa, sono ora parte delle
forze armate ucraine, il movimento dei volontari in Ucraina è molto ampio,
militare ma anche sociale, economico, umanitario, di sostegno ai due milioni di
sfollati del Donbass. Jankowicz parlava sullo sfondo delle insegne di quattro
gruppi paramilitari, Aidar, Dnipro-1, Donbas, Azov.
“Tutt’e quattro (questi gruppi) hanno una storia
documentata di crimini di guerra, mentre Azov è un dichiarato gruppo
neo-nazista”, “The Nation” spiega poi in dettaglio. In un servizio di “Newsweek”
del 10 settembre 2014, basato su un rapporto di Amnesty International, il gruppo
Aidar risultava avere una storia di “violenze molto diffuse”, dai sequestri di persona
alla tortura e a “probabili esecuzioni”. StopFake ha sempre difeso il
battaglione Azov, “che è stato formato da una bada neo-nazista, usa due simboli
neo-nazisti sulle sue insegne, ed è documentata neo-nazista da numerose fonti
occidentali”. Portando Facebook ad annullare a febbraio l’esclusione di Azov
quale “gruppo estremista”, e anzi ad elogiarlo.
StopFake ha anche difeso il gruppo C 14,
ucraino, ultranazionalista, creato nel 2010 con un programma estremista, e responsabile
nel 2018 di una serie concertata di distruzioni di campi rom - C14 in cirillico, solitamente S 14, o Sich. Il
gruppo è classificato anche dal Dipartimento di Stato come “nazionalista
razzista” (hate group). Nel 2002 StopFake ha difeso C 14 con un apposito
comunicato stampa, negando che fosse estremista, e portando come prova la
smentita dei pogrom anti-rom - che però Sich ha fatto (organizzato, eseguito), numerosi e organizzati.
Putin è Putin, ma noi a che gioco giochiamo?
Lev Golinkin, Meet the head of Biden’s new
“Disinformation Governing Board”, “The Nation”, 12 maggio, free online
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