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sabato 7 maggio 2022

Ombre - 614

Prosegue la farsa dei sequestri di ville e yacht dei ricconi russi, gli oligarchi. Per la gioia delle annunciatrici tv elette a giornaliste. Senza base giuridica, una dichiarazione di guerra, un delitto, un profumo di delitto, un procedimento giudiziario, un’accusa, solo le indicazioni dei servizi americani. Che però non pagano – sono sequestri conservativi, in attesa una qualche colpa, che intanto esimono i proprietari dalle spese (personale, mantenimento) e le accollano al sequestratore.

 

E i servizi italiani, che pure ci sono e costano, anche loro? Non sanno nulla delle ville e gli yacht degli oligarchi russi? Si potrebbe sostituirli con un abbonamento alle spie americane.  

 

L’Oms stima in 15 milioni i morti di covid nei due anni – un milione solo negli Stati Uniti. Sono molti, sono pochi? Sono tre volte le cifre ufficiali comunicate dai vari Stati.

 

Lia Quartapelle torna dall’Ucraina: “I colleghi ucraini ci hanno portati alle fosse comuni, dove sono stati rinvenuti resti di 173 persone, il 95 per ceto aveva segni di torture…. Ci hanno raccontato degli stupri di massa organizzati come arma di conflitto etnico per scoraggiare le donne a fare figli e ad avere una normale vita familiare. Delle razzie nelle case: i soldati russi hanno rubato scarpe, giocattoli, televisori, non hanno lasciato nulla. Fino a un milione di ucraini sono stati deportati in Russia e ridotti in schiavitù”. Ma dove le prendono – Quartapelle è responsabile Esteri del Pd?

 

È imbarazzante l’eulogio che “la Repubblica” tributa al battaglione Azov, che è all’origine della guerra: l’accolta di nazifascisti d’Europa e d’America che per sette anni ha combattuto i russi del Donbass, per odio etnico. Sarà proprio vero che alla sinistra, a quella che si proclama la sinistra, resta solo la destra?

 

Paolo Rumiz si sveglia dal suo villaggio sloveno e apre infine un occhio al suo giornale sugli slavi, la questione irrisolta delle tribù slave, sulla balcanizzazione continua, sulla guerra

https://www.repubblica.it/cultura/2022/05/05/news/ucraina_raconto_paolo_rumiz_requiem_per_leuropa_continente_schiacciato_fra_due_mondi-348270992/

Con molte cose spiacevoli sull’Europa – in un “Occidente”, va aggiunto, nozione da tempo, da Clinton, quanto mai ambigua. Ma Rumiz legge il suo giornale?

 

“Dal Primo Maggio arrivano dalla Russia 90 milioni di metri cubi di gas contro i 60 precedenti”. Contro la Russia l’Italia si premunisce, con la Russia: le sanzioni al rovescio – magari si premunisce a prezzo maggiorato.  

 

“Al ‘Financial Times’ c’è un allarme che si avvia quando nella home page del sito le firme femminili e quelle maschili non sono bilanciate”, Virginia Stagni, head of business development allo stesso “Ft”. È un merito? Un vantaggio, una trappola, una prigione?

 

Al 90mo è fatta, il City del figurino Guardiola ha vinto, il bolso (tutti noi) Ancelotti ha perso, si spegne la tv, intollerabili le celebrazioni di sceicchi rapaci e allenatori antipatici. Mentre il meglio veniva dopo, due gol in un minuto per il pareggio, e un terzo, di Benzemaaaa, per la vittoria. Quale squadra italiana, fuori Champions al 90mo, sarebbe rientrata a furor di gol?

 

Cancelo, colonna della Nazionale portoghese e del Manchester City, uno che sa fare tutta la fascia destra, è stato un anno all’Inter, poco usato, e uno alla Juventus, un po’ più tollerato che a Milano (lo sponsorizzava Cristiano Ronaldo) ma non molto. Il calcio italiano non capisce niente di calcio.

 

Il papa si offre di andare da Putin, in pellegrinaggio, mirabile dictu.  In effetti ci lascia a bocca aperta.

Poi dice il patriarca russo Kyrill “chierichetto di Putin”. Cioè? Fa l’influencer? Pure Lui? E cosa vende?

 

Le sanzioni al patriarca russo Kyrill, che non ha beni, sono forse una delle mille trovate delle mille agenzie pubblicitarie inglesi e americane che ogni giorno fanno la nostra guerra su giornali e tg. Come se qualcuno volesse mettere in ridicolo Ursula von der Leyen, la combattiva presidente della Commissione europea, che articola le sanzioni. Ma si possono pensare anche come la meccanica condizionata degli addetti europei alle sanzioni, che sanzionano tutto ciò che è russo. Tutto meglio che faticare – pensare, studiare.

 

O non saranno state le sanzioni al patriarca uno sgarbo al papa? Ma se sono trovata di agenzia pubblicitaria, la campagna comincia a perdere colpi.

 

Più conseguente l’università di Perugia che, in stile francescano?, ha dato al patriarca una laurea honoris causa e ora cogita di ritirargliela – anche i francescani sono militanti, a cominciare dal papa. Ma, a Perugia, l’università per stranieri?

 

Draghi conferma quanto questo sito è andato spiegando da tempo: che boicottava l’ecobonus, col divieto (tramite Cdp, cioè tramite il suo fedele Franco, ministro del Tesoro) a Bancoposta di scontare anticipatamente il credito, e con lo stop and go all’applicazione della legge – tre mesi, sei mesi, no tre mesi, no le case famigliari, si, no.

 

Resta incomprensibile perché Draghi abbia scelto Strasburgo per denunciare, con l’ecobonus, l’ingovernabilità della spesa pubblica italiana. Può essere il riflesso condizionato del banchiere, che non riesce a stare dietro alle furbate della spesa pubblica. Ma è quasi “disfattista”, andarlo a raccontare a un’assise internazionale.

 

Draghi ha detto peraltro quello che si sa: che il governo è lui e Franco, i due tecnici – i due tecnici banchieri, ce ne sono altri nel governo, Cartabia, Cingolani, Colao, ma non contano. La cosa è nota, e non fa scandalo. Ma assumerla come fa Draghi, al Parlamento europeo, non è incostituzionale? Un governo che non risponde alle Camere.

 

Il “Financial Times” denuncia la Svizzera per i conti russi. Che invece si sa che sono a Londra, quelli che contano. Si vede che qualcuno era rimasto indietro. In gergo mafioso si direbbe un avvertimento.

 

L’avvertimento riporta alla memoria le campagne che il “Financial Tines” e l’“Economist” fecero negli anni 1970\1980 contro gli “gnomi” svizzeri. A cui, picchia e mena, sono riusciti a sottrarre i conti ricchi - i conti sono rimasti fiduciari anche a Londra, e esentasse, e la City il rifugio più sicuro per i capitali sporchi. Liberalismo oblige, la morale anglosassone è ferrea.

 

Kiev è diventata luogo di gite, politiche. Non c’è politico americano democratico, ora anche europeo, che non si accia un selfie a Kiev. Due minuti di notiziari tv assicurati. E l’Occidente è tutto qui, con la democrazia. Si dirà la guerra la scoperta dell’Ucraina.

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