sabato 14 maggio 2022

Ostpolitik, cosa ne resta

È stata la politica della Germania, e dell’Europa, da un cinquantennio, dal cancellierato Brandt, 1969. Fu il leader socialdemocratico a inaugurare la politica di buon vicinato con il blocco allora sovietico, e a chiamarla Ostpolitik - premio Nobel per questo, e per la pace con la Polonia, già nel 1971. Ma già l’allora consigliere presidenziale americano per la sicurezza Kissinger lavorava a Mosca per una forma di distensione, con l’apertura dell’emigrazione a chi ne avesse fatto richiesta.
È stato un rapporto soprattutto economico, ma anche di reciproca assicurazione politica. Già durante la guerra fredda, e ovviamente dopo: una politica di buon vicinato, e anche di affari.
Si è creata l’interdipendenza energetica, per il petrolio e per il gas – fino al 1971 perseguita solo dall’Italia, e in Italia sono dal gruppo petrolifero Eni, allora pubblico. E notevoli investimenti sono stati effettuati in Russia, soprattutto dopo il crollo del regime sovietico nel 1991. Dalla Germania più di tutti, ma anche dagli Stati Uniti (delle 1.200 imprese occidentali operanti in Russia rilevate dall’osservatorio della Yale School of Management un buon quinto è americano, anche se si tratta per lo più di società di forniture commerciali e di servizi (finanziari, legali, sanitari).
Nel settore energetico investimenti notevoli sono stato operati dalla Germania. Che però ha “delocalizzato” molte attività all’Est, in Romania, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca, ma non in Russia.
Alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina sia il cancelliere Scholz che il presidente francese Macron si erano appellati con Putin alla Ostpolitik. Inutilmente. Ma non è emersa una strategia russa alternativa: il legame con la Cina è recente, è personale, tra Putin e Xi, e ha scarse interdipendenze economiche. Non rinunciando Mosca alla Ostpolitik, l’unica ipotesi plausibile dell’attacco all’Ucraina è che punti ad avere l’Europa meno succube degli Stati Uniti, e comunque in una Nato non aggressiva, come lo è stata con le presidenze Clinton e, ora, Biden.

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