Stati Uniti superpotenza energetica
Dietro la guerra non dichiarata a protezione dell’Ucraina, gli Stati Uniti ne
combattono una per la supremazia nel mercato mondiale dell’energia. Non da ora.
Da tempo gli Stati Uniti hanno colmato il “buco” nell’autosufficienza energetica
che aveva portato cinquant’anni fa – con l’entrata degli Stati Uniti quali
grandi importatori nel mercato internazionale - alla prima crisi petrolifera,
1973. E all’avvio di una crescita abnorme dei costi di ricerca e produzione di
idrocarburi in nuove aree: a grandi profondità, in mare, di olii pesanti (da
scisti bituminosi).
Gli Stati Uniti sono oggi il maggior produttore mondiale sia di petrolio
che di gas naturale. Nel 2020 hanno prodotto 713 milioni di tonnellate di
petrolio, il 17,1 per cento della produzione mondiale, e 949 miliardi di metri
cubi di gas naturale, il 23,5 per cento del totale mondiale. Seconda la Russia,
con 524 milioni di tonnellate (12,6 per cento del totale mondiale), e 722
miliardi di mc (18 per cento). Ma con una posizione defilata sul mercato
internazionale, esportando solo 77 miliardi di mc, il 7,6 per cento del totale
del gas esportato. Prima la Russia, con 230 miliardi di mc, il 22,6 per cento.
Ma anche sul gas gli Stati Uniti puntano a un ruolo preminente nel mercato
internazionale: sono tra i primi e più attivi candidati a sostituire le
forniture russe all’Europa, dopo le sanzioni, seppure nella forma più costosa e
complessa del gas naturale liquefatto, per i quali è difficile localizzare gli
impianti di rigassificazione, per problemi di sicurezza e di protezione
ambientale.
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