Giuseppe Leuzzi
Il divario cresce con la Repubblica 1 - lo stato
dell’arte
La mostra al Maxxi di Roma del grande
fotografo veneziano Gianni Berengo Gardin, in attività per sessant’anni, dai
secondi anni 1950, “L’occhio come mestiere”, mostra curiosamente che nelle campagne e nei borghi non c’era grande
differenza di condizione e stato dell’arte fra le diverse aree come oggi. Fra
le mondine di Vercelli e le falciatrici lucane, per esempio, tra il borgo
semiabbandonto toscano e l’analogo siciliano. La differenza è cresciuta – è
nata? – negli anni della Repubblica, post-boom anni 1960.
Si spiega in questa chiave anche il leghismo. Che non nasce con
l’unità, è una sopravvenienza – Milano era diversa prima, riformista, quasi
giacobina.
Il divario cresce con la Repubblica 2 - niente ricerca
al Sud
La graduatoria dei dipartimenti
universitari di eccellenza, appena resa nota dall’Anvur, l’Agenzia Nazionale di
Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, per la suddivisione di
1,3 miliardi di contributi statali, lascia in corsa 350 dipartimenti dei quasi
800 che avevano fatto domanda di accesso ai fondi – i quali verranno suddivisi,
dopo una ulteriore scrematura, fra 180 dipartimenti: come dire un dipartimento su
cinque in concorso. È un concorso astruso, nel senso che non sono noti i
criteri di valutazione, e non sono spiegate le graduatorie. Meglio, il criterio
di valutazione c’è, si chiama Ispd, Indicatore Standardizzato di Performance
Dipartimentale, che però lascia senza parole per l’elusività – è leggibile sul sito
Anvur: non ci si capisce niente. E l’Anvur si rifiuta di spiegarlo.
Che c’entra il Sud? Il concorso ha un
precedente, del 2017, i cui esiti il sito roars.it è riuscito a procurarsi
malgrado la segretezza. Scoprendo che il miliardo e trecento milioni di cinque
anni fa sono andati ai dipartimenti universitari del Nord, con l’eccezione della
Liguria, con l’esclusione praticamente dei dipartimenti del Sud. Le percentuali
sono altissime, per alcune regioni del Sud, dei dipartimenti giudicati a Ispd
zero: in Sicilia per il 51 per cento, uno su due, in Puglia il 39, che pure ha
università emerite, come Bari e Lecce, in Calabria, sede della prestigiosa
Unical, il 32 per cento, in Sardegna il 26. Mentre l’inverso si registra per i
dipartimenti del Nord: nessun dipartimento escluso in Veneto, Trentino-Alto
Adige e Umbria, in Emilia-Romagna solo l’1 per cento, il 2 per cento in Piemonte, il 5
in Friuli-Venezia Giulia.
All’apparenza una discriminazione. Che però
non è un sospetto: lo conferma l’assoluto diniego, sia dell’Anvur che del Miur,
di spiegare i criteri della scelta. Cioè l’assoluta non trasparenza della
valutazione. Di cui si capisce l’arbitrarietà leggendo appunto l’Ispd, l’Indice su cui
l’Anvur avrebbe effettuato le valutazioni – una lettura senza senso, forse uno
scherzo.
Uno scandalo talmente grossolano che se ne
fa bandiera perfino Gian Antonio Stella, colonna antisudista del “Corriere della
sera” – lo stesso che lo stesso articolo ieri su questa storia chiude al veleno, con i “corsi
siciliani” di formazione (nulla a che vedere con le università) “per «baristi
acrobatici» o esperti di merletto macramè” (e oggi si riproduce imputando alla
Regione Sicilia - cioè, sottintende, alla corruzione - l’impoverimento relativo dell’isola nel
dopoguerra: nel 1951, “quando sulle Madonie grandi auto e grandi piloti si
contendevano la Targa Florio, l’intero Pil siciliano era un ottavo di quello
italiano, oggi è un ventesimo. Come mai? Lo sanno tutti”): “È mai possibile che
su 119 dipartimenti esclusi per «Zero tituli», per dirla con Mourinho, ben 72
siano nel Sud e nelle isole? Con la Sicilia che arriva a 25 stroncature
avvilenti, cioè quasi il doppio di tutto il Nord messo insieme”.
L’abuso, curiosamente insindacabile in un
governo che si presume parlamentare, potrebbe essere politico. Come l’energia
(Eni, Enel, Eena, etc.), la ricerca (Cnr, Anvur, Miur, Infn, etc.) è saldamente
democristiana, con la breve parentesi di Fabio Mussi al Miur nel secondo breve
governo Prodi, 2006-2008. Con prevalenza Pd rispetto ai vecchi Dc poi
berlusconiani: con le infaticabili Moratti, Gelmini, Massa, Carrozza, et al.
E allora è una manovra, una delle tante, per riconquistarsi il Nord
leghista-berlusconiano. Oppure è semplicemente un riflesso condizionato, di
tecnocrati pazzi che si nascondono sotto ricette segrete – l’Ispd, va ripetuto, merita una
lettura. Comunque una pratica talmente scandalosa, contestabile sia in sede
amministrativa che penale, da meritarsi una denuncia non da Palermo o da Bari,
dagli esclusi, ma da Pavia. Da un ordinario di Modelli e Analisi dei Dati, il
professore Giuseppe De Nicolao. Originario di Padova, di famiglia bellunese.
De Nicolao è un esperto del settore,
animando dal 2013 un osservatorio sui “ritorni” degli investimenti scolastici e
per la ricerca, al sito roars.it. Dove parla di “alchimie numerologiche
pseudoscientifiche”.
Un altro Sud
La Francia avrebbe tutti i titoli per una
“questione meridionale”. Da sempre uno Stato accentrato e accentratore, a
fronte, al Sud, di una lingua diversa e una cultura complessa, provenzale, italiana,
spagnola. L’Occitania era più che un’utopia per Simone Weil, parigina, ancora
nel 1942. Il movimento occitano è stato effervescente ancora negli anni
1970-1980.
La storia è diversa. La Francia, Stato
continentale, arriva tardi e svogliato al Sud. Del divario economico non si cura - ma in Francia è più forte col Nord (quello di “Benvenuti al Nord”, il
film cult che in Italia è diventato “Benvenuti al Sud”, come a dire sempre
“strano”, diverso). Ma non c’è stato vittimismo e non c’è nemmeno revanscismo.
Il Sud della Francia ha avuto anche le mafie, negli anni 1950-1960 i “Marsigliesi”
dominavano il malaffare in Europa. Se ne è liberata. Ha rifatto Marsiglia –
letteralmente, l’ha ricostruita a parte. Il Sud ha i suoi usi, perfino la corrida,
e le sue fabbriche. Si sa gestire. E non ha bisogno di polemizzare.
Nel primo Rapporto Censis sulla Transizione
Ecologica, in tutte le quattro categorie di centri urbani rilevati, Citta
metropolitane, Province con più di 500 mila abitanti, Province tra i 300 mila e
i 500 mila abitanti, e province con meno di 300 mila abitanti, per il contesto
Imprese (“investimenti green dal 2016 a oggi”) vengono per prime le province
meridionali. Messina, Reggio Calabria e Bari per le Città metropolitane.
Taranto, Salerno e Foggia per il secondo gruppo. Catanzaro, Trapani e Potenza
per il terzo. Nuoro, Crotone e L’Aquila per il quarto.
Il tessuto industriale naturalmente è
debole, in queste come nelle altre province meridionali, e l’incidenza di
queste aziende nel complesso nazionale resta minimo. Però, gli indici certificano
che non sono le idee né l’iniziativa che difettano al Sud, insieme con l’aggiornamento,
con l’attenzione a come il mondo va, cioè l’essenza dell’imprenditoria: intelligenza
e iniziativa. Manca il complesso, difficile da creare e far maturare in un
mercato globale, le cui “catene di valore”, catene produttive, portano sempre più
lontano. E manca l’infrastruttura – fare rete, averne i mezzi: manca la politica,
il governo pubblico dell’economia, sia pure nell’aspetto minimo, comunicazione
(stradali, ferroviarie, digitali), burocrazia intelligente, scuole, sanità.
Il grottesco del Sud
A 31 anni, appena
diventata un nome nella letteratura americana, Flannery O’Connor deve difendersi
in un saggio, “Alcuni aspetti del grottesco nella letteratura meridionale” (poi
incluso in “Mistery and Manners”, la raccolta tradotta come “Un ragionevole uso
dell’irragionevole”, non più disponibile – l’originale si può leggere online),
dal “grottesco” di essere etichettata meridionale, in quanto scrittrice. Anche perché
il southern si lega in America, alla degeneracy,
alla perversione: “Quando ho cominciato a scrivere, la mia speciale bête
noire era questa entità mitica, la Scuola della Perversione Meridionale. Dovunque
sentivo di Scuole della Perversione Meridionale”.
Collocata dai
critici nella “scuola” del “grottesco meridionale” (Poe, Faulkner) o della “degenerazione
meridionale” (Truman Capote, Carson McCullers), Flannery O’Connor reagiva.
Anche se la connotazione è – era all’epoca, 1960 – un segno di distinzione, nella
generale piattezza delle lettere americane: “Critici
e lettori…. associano il solo materiale legittimo dei romanzi al movimento
delle forze sociali, al tipico, alla fedeltà ai modi come le cose appaiono e
avvengono nella vita normale”. Solo che, se si tratta di uno scrittore del Sud,
la sua normalità è, “in senso peggiorativo, il grottesco”. Commentando,
caratteristicamente: “Naturalmente, ho scoperto che qualsiasi cosa viene dal Sud
sarà chiamata grottesca dal lettore settentrionale, a meno che non sia
grottesca, nel qual caso sarà chiamata realistica”.
Ma, fuori dell’irritazione, con affascinanti
intuizioni. “Ogni qualvolta mi si chiede perché gli scrittori del Sud hanno la
tendenza a scrivere di freaks, di personaggi strani, rispondo che è
perché siamo ancora capaci di riconoscerne uno. Per essere capace di riconoscere
un personaggio strano devi avere qualche concetto dell’insieme uomo, e al Sud
il concetto generale dell’uomo è ancora, nel complesso, teologico. Questa è una
vasta affermazione, ed è pericoloso farla, perché qualsiasi cosa sulla fede al
Sud può essere negata al prossimo con la stessa giustezza. Ma approcciando
l’argomento dal punto di vista dello scrittore, penso sia possibile dire che,
mentre il Sud è difficilmente Cristo-centrato, è quasi certamente
Cristo-ossessionato. Il meridionale che non ne sia conscio, ha comunque paura di
poter non essere stato formato nell’immagine e somiglianza di Dio. I fantasmi
possono essere molto feroci e istruttivi. Fanno strane ombre, particolarmente
nella nostra letteratura. In ogni caso, è quando il freak può essere sentito
come una figura per il nostro spiazzamento essenziale che raggiunge qualche
profondità in letteratura”.
O ancora: “Lo scrittore meridionale è obbligato
da tutti i punti di vista a estendere il suo sguardo oltre la superficie, oltre i meri
problemi, finché non tocca il mondo che è il tema di profeti e poeti”.
È il piccolo segreto di Camilleri, che è
sfuggito al cappio delle mafie. Pur scrivendo (prevalentemente) dei polizieschi,
in terra di mafia.
leuzzi@antiit.eu
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