giovedì 30 giugno 2022

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (496)

Giuseppe Leuzzi

Si scrive molto di Giuliano da Empoli, che col romanzo “Il mago del Cremlino” ha raccontato con due anni d’anticipo Putin e la sua “Operazione Speciale”. Menzionando che vive a Parigi, dove insegna Politica comparata a Scienze Politiche, e che è stato consigliere politico di Renzi. Non che è figlio di Antonio, calabrese, economista, direttore dell’ufficio economico della presidenza del consiglio con Craxi a Palazzo Chigi, bersaglio per questo di un attentato della Unione dei Combattenti Comunisti. Vige sempre la milanese  damnatio memoriae dei socialisti? La disinformacija di matrice (ex) sovietica? O la paternità non conta per essere calabrese?

 

Si proibiscono le processioni al Sud perché sono mafiose, si restaurano a Milano per invocare la pioggia - un triduo di processioni nella diocesi, patrocinate e guidate dall’arcivescovo. Però. Può darsi che la chiesa sia in confusione, ma non c'è altra saggezza : al Sud sono mafiose anche le processioni.

La povertà assoluta coinvolgeva nel 2000 secondo l’Istat 954 mila famiglie, il 4,3 per cento delle famiglie italiane, per 2 milioni 937 mila persone, per il 71 per cento al Sud, quasi tre su quattro, dove però vive – viveva – un terzo della popolazione nazionale. Nel 2021 le cifre sono peggiorate: in povertà assoluta l’Istat conta 1,9 milioni di famiglie, il 7,7 per cento del totale delle famiglie, per 5,6 milioni di individui, il 9,4 per cento della popolazione - per il 10 per cento della popolazione al Sud. Ma non si trovava nel 2000 e non si trova oggi tanta povertà, in nessun angolo del Sud – non quanta, “a naso”, se ne può supporre in certe periferie urbane di altre zone d’Italia.

Una ragazza quindicenne, nata da genitori siciliani in un paesino del milanese, dove ha fatto l’asilo, le elementari, la media, e ora il liceo, non ha “una sola amicizia” in paese. È socievole, sorride interiormente, non mostra complessi. Ma le sole amicizie ritiene quelle estive, agostane, con i genitori al paese in Sicilia – che ora col cellulare, da cui non si stacca mai, sono frequentazioni quotidiane. Le differenze etniche superano ogni programma o piano d’azione. La ragazza è cosciente dell’anomalia di essere cresciuta senza un’amicizia, anche solo infantile.

A Verona l’ex sindaco per dieci anni Flavio Tosi si ricandida, con la moglie Patrizia Bisinella e la sorella Barbara in lista. Non lo fanno sindaco di nuovo, ma tutt’e tre li eleggono al consiglio comunale. Familismo? No, è una curiosità, e un successo.

Sul lungomare in Versilia un suv con targa svizzera deve svoltare a sinistra ma non sa dove: a ogni semaforo si posiziona sulla corsia di svolta, per poi con un guizzo riportarsi su quella di proseguimento. In Svizzera, approssimandosi a Ginevra, il tentativo di cambiare corsia, senza guizzi, segnalando e aspettando, rimedia una serie di insulti alla targa italiana. Da parte di facce “marocchine”, è vero, magari di italiani immigrati, magari meridionali. Non c’è più “svizzero” (leghista, spregiatore, odiatore) del meridionale integrato, in qualche modo.

 

La sete

Si sia nati in un paese di cinque-seimila abitanti, da tempo dimezzati, per emigrazione e ridotta fertilità, dove però da tempo, almeno quarant’anni, forse cinquanta, manca l’acqua. Manca d’estate naturalmente, a luglio e agosto, quando cioè dell’acqua c’è più bisogno: è razionata, e insufficiente. Un paese di montagna, che s’immaginerebbe invece – come in effetti è – contornato da torrenti, e quindi dall’acqua.
Questa non è una simulazione, è un fatto reale. È che l’acquedotto è di prima della guerra. Dopo è stata rifatta la rete urbana, sostituendo i tubi di ferro con quelli moderni di plastica che non arrugginiscono. Anche per favorire i nuovi consumi, seppure a popolazione dimezzata, delle lavatrici e dei bagni doppi. Ma l’acquedotto no. Continua ad avere un serbatoio a regola d’arte, sembra una reggia, quasi monumentale, che raccoglie l’acqua. La quale poi sparisce.
In tanti anni non ci sarà stato tempo per rimediare? Il tempo sì, il rimedio no. Ma succede a questo paese come a tutta la rete idrica italiana. Ferma, al meglio, al ventennio. In Puglia e altrove – si menziona la Puglia perché trent’anni fa, quando l’Enel privatizzato e gestito dal pugliese Franco Tatò decise di entrare nel business acque, e di comprare l’Acquedotto Pugliese, si scoprì che perdeva più della metà dell’acqua che prendeva in Basilicata – e ancora la perde. 
Oggi, con la siccità persistente, il problema si anticipa, a tutta l’Italia. È l’effetto del riscaldamento del pianeta, da tempo previsto, in dettaglio, dai climatologi. Le portate dei fiumi, compresi il Po, il Tevere, l’Arno, sono in calo dal 30 al 70 per cento. I laghi sono “riempiti” per percentuali irrisorie, il 14 per il lago di Como, il 18 il lago Maggiore, il 37 per cento il lago d’Iseo – solo il Garda supera il 50 per cento, al 52. Ed è un tempo meno caldo di quanto è previsto nei prossimi trenta anni. E l’Italia è il paese più ricco d’acqua d’Europa. Più delle piovosa Gran Bretagna. Più della Francia, che ha una superficie poco meno del doppio dell’Italia. Ma tutto è in abbandono: i laghi, i fiumi, i bacini idroelettrici, gli acquedotti – disperdere la metà della capacità è normale (ufficialmente è il 42 per cento). Sui 200 miliardi del Pnrr salvifico europeo l’Italia destina all’acqua l’1 per cento –le mance per gli appaltatori.     
Il problema del Sud è sempre l’Italia. 

 

I Borboni non erano i peggio
Attorno ai Borboni, al Sud identificato con i Borboni, è sempre polemica: retrogradi, baciapile, asssolutisti. Ma i Borboni napoletani sono vittime della più larga faida eurpoea tra le forze liberali e quelle assolutiste, in corso da metà Settecento fino a metà Ottocento, senza loro colpe specifiche, o allora limitate. Sono i Borboni di Francia e di Spagna che la rivoluzione e il liberalismo, compresi in Francia gli Orléans, combatterono da metà Settecento a metà Ottocento come capifila della reazione antilluminista, antiliberale, antimassonica. Nella quale però i Borboni di Napoli non furono specialmente attivi, non con Ferdinando IV e i successori. Barcamenandosi tra il costituzionalismo e la reazione, in entrambe le direzioni su pressione inglese.
Napoli e il Regno sono stati vittime, con i loro Borboni, dello stesso bipolarismo, liberalismo-restaurazione.  Per i diritti politici costituzionali che non avevano problemi ad accettare – Ferdinando IV fu I 8di Sicilia con una costituzione. E contro le “repubbliche”, le rivoluzioni, lo spirito repubblicano.
La reazione spesso s’identifica col ruolo dei Borboni. Ma quelli di Napoli non erano i peggiori, anzi. Nel 1849 saranno i francesi del futuro Napoleone III, non i Napoletani, ad abbattere con le armi la Repubblica Romana di Mazzini e Garibaldi per conto del papa Pio IX, il patriota mutato in despota. Il predecessore di Ferdinando IV, Carlo, dapprincipio senza numero, poi Carlo III re si Sicilia, e dal 1759 Carlo III di Spagna, decise l’espulsione dei Gesuiti, che si poteva ritenere, ed era, una misura “di destra”, a favore dei borghesi ladroni che ne agognavano i beni. Ma lo decise su consiglio insistente del conte di Aranda e di Bernardo Tanucci, due voltairiani – per non innervosire il papa, Clemente XIV Ganganelli, perplesso, gli restituì non richiesto le città di Benevento e Pontecorvo (il borbonissimo re di Francia Luigi XV, alla testa del movimento antigesuita, gli aveva perfino restituito dopo quattro secoli Avignone e il Contado Venassino). 

Il Sud è luce
Un mese di giugno con molto Sud a Londra, femminile e artistico. Con le perfomances di Romina de Novellis, napoletana, la mostra diffusa “Afterglow” di Marinella Senatore, di Cava dei Tirreni, e allo Horse Hospital di Bloomsbury il racconto visivo “Raft” di Chiara Ambrosio, artista e regista per metà napoletana e per metà calabrese, “un racconto d Londra attraverso immagini, disegni, stampe, amuleti, raccolti come in un santuario che evoca la dimensione spirituale del nostro Sud” (Luigi Ippolito, “La Lettura” 19 giugno).Tutto giocato sulle luci – anche la performance fisica, nuda, di De Novellis. Tutte “sculture di luce”. Le luminarie che i vescovi hanno voluto abolire, insieme con le processioni – sulla ridicola fake news della Madonna “inchinata” ai mafiosi, diffusa dai Carabinieri a tutto il mondo: il Sud dev’essere grigio e nero, mafioso.
Che il Sud sia di luce certo è contestabile, fa notte anche al Sud, e ci sono i temporali. Ma le luminarie è come dice Senatore, sono una cosa che distingue. In sé, per “i valori archetipici: la luce, la festa, il barocco, la macchina circense esplosiva”. E per la forza della tradizione:  “C’è qualcosa di ancestrale, di molto universale, nella  tradizione”, spiega dopo aver notato che “all’estero la gente impazzisce per queste”. Niente tradizioni invece più al Sud fisico, nell’Italia meridionale, sono paganesimo.  


leuzzi@antiit.eu

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