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Andrà a finire male
Non si può sapere come andrà a finire sul campo (non ci sarà – non ci può essere
– una vittoria militare, è impensabile un governo ucraino che accetti la mutilazione
di un quarto, o un terzo, del territorio) ma già si sa che molte cose sono
cambiate con l’attacco della Russia. Per la Russia stessa, in Europa, e in Asia.
Il mercato delle fonti di energia è già
rivoluzionato. Il maggiore e meno caro fornitore di petrolio e gas naturale
dell’Unione Europea era la Russia, che ora non lo sarà più. Nella transizione a
nuovi approvvigionamenti i prezzi cresceranno, e prevedibilmente, sua base dei
costi di produzione, resteranno elevati. Lo stesso per i cereali, e le
granaglie in genere, di cui la Russia è grande esportatrice – insieme con l’Ucraina,
la cui produzione resterà comunque fuori mercato per molto tempo.
In generale, la Russia sarà considerata a lungo estranged dall’area e dalla politica europea – isolata,
con la sola Bessarabia al suo fianco. Questo anche nel caso che l’Ucraina (e la
Georgia, e altri paesi che si sentano minacciati dalla Russia), non entrino
nell’Unione Europea e\o nella Nato.
Ci sarà un rallentamento della crescita
economica mondiale, più incisivo e forse anche più duraturo che per effetto del
covid. Anche perché la ripresa in uscita dal covid era già minata dall’inflazione,
nei due grandi mercati di consumo della globalizzazione Stati Uniti e Ue.
L’Unione Europea rimarrà definitivamente minoritaria
nel concerto delle Grandi Potenze, a questo punto ristretto a Stati Uniti e
Cina. Senza la sponda russa, e anzi con la Russia ostile, è solo un largo mercato.
Ancora ricco ma a sviluppo limitato. E senza autonomia, né di sicurezza né
monetaria.
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