Cronache dell’altro mondo – in ascolto (190)
Le intercettazioni erano condannate negli Stati Uniti come opera
della criminalità, e comunque delittuose, fino a tutti gli anni 1960, documenta
lo studio di uno specialista di inglese e di studi americani alla Georgetown
University, Brian Hochman, “The Listeners”. Poi le agenzie federali anti-crimine,
Fbi e Dea, se le sono fatte autorizzare da varie giurisdizioni per casi
specifici. E anche qualche legge, statale, locale, le consente. Ma il sentimento
generale è contro, un’intrusione nella privacy. Anche per l’uso scorretto
che se ne è fatto in politica, negli stessi anni 1970 (lo scandalo che costò la
presidenza a Nixon).
Il sentiment che delle intercettazioni resta - la
percezione - anche dopo i successi della lotta anti-crimine (per la quale
comunque non vengono vantati), è quello de “La Conversazione”, il film di Coppola
del 1974, premiato a Cannes e agli Oscar, dello specialista in intercettazioni
vittima delle stesse.
Gli Stati Uniti sono il Paese con meno intercettazioni autorizzate,
in rapporto alla popolazione e in assoluto.
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