Farsa putiniana
Al quinto giorno il prefetto Gabrielli, sottosegretario a palazzo Chigi alla
sicurezza della Repubblica, si accorge che un dossier segreto (non declassificato)
dei servizi segreti è stato fornito domenica al “Corriere della sera”. Che ne
ha fatto ampio uso. E minaccia – il prefetto – la massima severità contro chi
ha divulgato il dossier, presentandolo come una spiata sulle opinioni di
politici, accademici e giornalisti: “Non esiste un Grande Fratello in Italia,
una Spectre”, ha tuonato tra Orwell e 007, “nessuno vuole investigare sulle
opinioni delle persone” - “il fatto stesso che un documento classificato sia
stato diffuso è una cosa gravissima e nulla rimarrà impunito”. E la cosa fa
riflettere.
Gabrielli non legge i giornali, nemmeno la rassegna stampa che sicuramente
a palazzo Chigi gli faranno ogni mattina? È male informato? E, soprattutto, non
ha capito che la divulgazione del dossier è un siluro contro Draghi, che è
atteso giorno 21 da una delicata presentazione in Parlamento di quanto ha fatto
e detto sulla guerra russo-ucraina. Ci voleva tanto per capirlo.
Il dossier, reso pubblico dal prefetto, è peraltro di una tale povertà da
sconcertare: che servizi segreti abbiamo? È una rassegna stampa, fatta sui siti
e gli articoli che in qualche modo non sono del tutto filo-Ucraina. Fatta senza
discernimento. Mettendo assieme professionisti dell’informazione di lungo
periodo, come Maurizio Blondet, che va per gli ottanta, qualche academico, come
l’ottantacinquenne Manlio Ducci - oltre al solito Orsini – che scrive sul “Manifesto”,
e un paio di personaggi “avventurosi”. Ci sono dei servizi segreti italiani, o
di intelligence come ora si dice? Per lo stipendio, i viaggi e la rappresentanza,
e per che altro? Il generale Caravelli dell’Aise, l’ex Sismi, il sevizio di intelligence
militare, e il generale nonché prefetto Parente dell’Aisi, la intelligence
interna. Si capisce che si siano fatti fare la guerra dagli statisti Sarkozy e
Hillary Clinton per distruggere la Libia, per creare problemi all’Italia di cui
la Libia era infine colonia effettiva, e mandare a morte alcune migliaia di
africani in mare – allora, dieci anni fa, i generali non c’erano, ma la Libia
resta inafferrabile anche oggi. Usa molto la formula free – sugar free, gluten
free, carbon free: perché non fare dell’Italia un paese intelligence
free? Si risparmierebbe qualche miliardo.
Il prefetto Gabrielli ha tuonato, ma nessuno si è nascosto sotto il letto,
non ci sono cani evidentemente tra le spie e le croniste giudiziarie. Perché
sì, da tempo la giudiziaria, che si penserebbe robba da maschiacci, da suburre
e angiporti, è affidata a giornaliste. Sicuramente per caso. Si può anche dire
che le croniste sono più affilate dei cronisti. Non c’è confronto, per esempio,
fra Fiorenza Sarzanini, e il padre, anche lui cronista giudiziario, un galantuomo
- la giudiziaria è del resto trainante al “Corriere della sera”, che ha
riservato a Sarzanini una vice-direzione. E Guerzoni è la vamp del settore,
senza confronti – Sarzanini e Guerzoni sono le due autrici dello scoop.
Fontana, il direttore del “Corriere della sera” che fa il giornale anche la
domenica, qualche dubbio deve averlo avuto, poiché lo scoop ha confinato
alle pagine interne, ultimo volet del dossier quotidiano sulla guerra –
senza il richiamo in prima, che per un articolo di un vicedirettore si penserebbe
d’obbligo. Oggi l’ha messo in prima - e senza scuse né dispiaceri, non suoi né
delle croniste, per avere classificato spie di Putin delle oneste persone. Un
risultato il prefetto Gabrielli l’ha ottenuto.
Collaboratore emerito delle fatiche domenicali di Fontana è del resto Walter
Veltroni. Che il ruolo di piccolo Grande Fratello ha esercitato nel Pci come
responsabile Stampa e Propaganda – fino alla caduta del Muro. Riunendo periodicamente
i giornalisti del partito nelle varie redazioni. Per sapere chi dei loro colleghi
era “affidabile” e chi no.
Ora si direbbe che Putin non ha più bisogno di fare campagne contro l’Italia
– ci pensa l’Italia: non avrebbe saputo ideare di meglio.
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