La guerra non fa male alla Russia
Arrivano russi malgrado tutto, per lavoro, dai parenti, in vacanza, e non
sembrano preoccupati. Sì, qualcosa è rincarato, ma non molto. Che la Russia,
paese del resto continentale per eccellenza, sia entrato nell’ottica americana
delle guerre da remoto, l’Ucraina come il Golfo, la Serbia, l’Afghanistan,
l’Iraq, la Libia, la Siria, per restare alle ultime guerre americane?
Oggi
22 giugno il cambio euro-dollaro segna 0,95. Un anno fa si aggirava su 1,20.
Poiché le materie prime, compresi il petrolio e il gas, si quotano e si pagano
in dollari, c’è un aggravio per l’eurozona del 20 per cento per il solo effetto
del cambio.
Il
cambio dell’euro sul dollaro ha segnato un lento cedimento fino a marzo, poi ha
avuto un brusco calo.
Si
può anche notare che il rublo, per converso, si è apprezzato nel corso della
guerra contro l’Ucraina. A marzo, all’avvio dell’“Operazione Speciale”, ha
subito una svalutazione di oltre il 50 per cento, da 77 rubli per dollaro a
114. Poi ha avuto un’altrettanto brusca rivalutazione, a livelli migliori che
pre-guerra, e ora naviga a quota 56.
Si
adottano le sanzioni economiche contro un paese per isolarlo e per indebolirlo
economicamente. Ma questo secondo effetto può non essere rilevante: lo studio voluminoso
e classico di Paul Samuelson, Nobel 1970, “Economics”, rilevava nel 1948 che
mai l’economia è stata così ricca e in crescita negli Stati Uniti come per lo
sforzo di produzione bellico.
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