L’ora del giornalismo
Una serie che si annuncia d’eccezione, storica
ma ricostruita con acume, negli ambienti, nella politica, nella Palermo dei
tardi anni 1950 – che si vede poco, ma si sente molto: i primi due episodi,
regista Piero Messina (gli altri vedranno alla regia Ciro D’Emilio e Stefano
Lorenzi), sembrano abbracciare anche l’intera città, pur girate in quattro soli
ambienti, chiusi. Con una cura particolare per gli attori, per i personaggi evocati
– sulla traccia dei ricordi di Giuseppe Sottile, che nel quotidiano sbarcherà
una quindicina d’anni dopo: tutti scelti con appropriatezza, e funzionali,
caratterizzati.
Il nuovo direttore mandato dal Partito (la persona
evocata è Vittorio Nisticò) in un giornale di partito che non vende e non paga
gli stipendi, decide che invece di “ridurre i costi” (licenziare) bisogna fare
giornalismo, cronaca. Dapprima forzando i giornalisti stessi, stanchi galoppini
politici. Palermo s’incarica di dargli ragione
– la cronaca non manca.
“L’Ora” di Palermo è stato un giornale
soprattutto politico. La serie ha scelto di privilegiare il giornalismo, una funzione
che “L’Ora” ha svolto anche egregiamente: è una iniezione di cui oggi più che
negli anni 1950 si sente la mancanza.
Piero Messina, L’Ora – Inchiostro contro piombo,
Canale 5
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