lunedì 27 giugno 2022

Monumento Voltaire

È l’autunno del 1770, le Accademie parigine restano chiuse, dal 7 settembre fino a San Martino, l’11 novembre, è la stagione della caccia, e il segretario generale dell’Accademia francese D’Alembert,  53 anni, si propone infine di fare il viaggio in Italia che da tempo desidera. Parte in compagnia del marchese Condorcet, 27 anni, membro già eminente e prossimo segretario dell’Accademia delle Scienze. Sulla strada si fermano a fare visita a Voltaire, 76 anni, a Ferney, al confine svizzero. Ci passano quindici giorni in allegria, fra conversazioni distese, lazzi, e piani di lavoro. E decidono di mantenere una corrispondenza seguita, per una serie di progetti. Il viaggio in Italia di D’Alembert sarà di nuovo evitato – i due viaggiatori arrivano a Marsiglia, e da lì ritorneranno su Parigi, sull’altro asse, di Sud-Ovest: il viaggio sarà stato un’occasione per visitare compagni e corrispondenti.

Seguirà una corrispondenza di sette anni, dall’11 ottobre 1770 al 18 maggio 1778, qualche giorno prima della morte di Voltaire, intanto rientrato a Parigi per le ultime cure – e per l’adesione, il 7 aprile, alla massoneria, insieme con Benjamin Franklin. Si sono conservate circa 250 lettere, di cui Linda Gil, dell’università Paul Valéry di Montpellier, specialista degli archivi dell’illuminismo, pubblica quelle in qualche modo rilevanti – non le pubblica tutte per evitare ripetizioni, ma nelle 150 che pubblica ce ne sono in abbondanza: i temi “segreti” sono pochi.

La corrispondenza è segreta perché organizzata per sfuggire alla censura. Anche se più di un intermediario risulterà una spia, e altri semplicemente non si curano di recapitare le missive, specie quelle, molto numerose, di Voltaire, quattro su cinque. Con l’uso di pseudonimi, che i tre decidono di trarre da La Fontaine, “La scimmia e il gatto”: Voltaire è Raton, il  gatto, D’Alembert Bertrand, la scimmia, Condorcet è Bertrand Condorcet – Luc è Federico II di Prussia, Catou Caterina di Russia. In cui però nessun segreto o piano viene comunicato, solo una interminabile serie di reciproci complimenti, molti pettegolezzi contro gli intellettuali avversi, anche contro qualcuno che,  specie Voltaire, presumeva amico, come il duca di Richelieu, e il consiglio di leggere, da parte di Voltaire, saggi anonimi, naturalmente da lui redatti. Con due peculiarità.

Una è di Voltaire, che a ogni lettera accusa l’età e acciacchi che si penserebbero letali - non ci vede, ha le febbri, non cammina – ma non gli impediscono di leggere e scrivere molto, lettere, drammi, saggi più o meno anonimi, fare stampare, senza nome o con pseudonimo, diffondere, correggere le indiscrezioni, animare campagne, contro le corvee, per i diritti di Gex, la regione dove vive, per il libero commercio dei grani, in appoggio a Turgot, a favore di questo e quello vittime della giustizia, contro gli editori pirata: un ottantenne molto attivo. L’altra è che i philosophes erano establishment, benché Voltaire si ritenesse ufficialmente proscritto, con un orecchio alla corona. Possono accedere a Turgot, nuovo primo ministro, e ai suoi collaboratori, anche volendolo al capo della polizia Sartine, per raccomandazioni e favori, e allo stesso Séguier, il presidente del Parlamento capofila degli anti-philosophes. Sono anche loro nel potere: D’Alembert dirige l’Accademia francese, che Voltaire dice ripetutamente "nostra". Condorcet, a meno di trent’anni, è già segretario generale dell’Accademia di Scienze. Voltaire può essere nominato all’Accademia come “un uomo straordinario”. Prima di partire D’Alembert ha concluso rapidamente una sottoscrizione per un monumento a Voltaire – è il “Voltaire nudo” del Louvre. I nemici sono dei pubblicisti, i giornalisti di oggi, che li attaccano come fossero grandi poteri – e qualche vescovo, non molti, i gesuiti non ci sono più.

La corrispondenza resta come documentazione per l’interesse di Voltaire a uno dei suoi processi-scandalo, dopo quelli famosi, e in qualche modo risolti positivamente - “è più atroce di quello dei Calas e di quello dei Sirven”. È il falso processo che ha avuto vittima il giovane François de la Barre, diciannovenne, condannato a morte per blasfemia, per non essersi segnato al passaggio di una processione dei francescani minori, decapitato, con l’amico d’Étallonde, diciottenne, che invece si è salvato, è diventato ufficiale del re di Prussia, che lo protegge, e ora Voltaire vuole riabilitato – non graziato, riabilitato attraverso un processo infine regolare. Un finto processo e una condanna che fu una vendetta contro di lui, Voltaire, per motivi abbietti: “Due canaglie suscitarono questo processo unicamente per perdere la badessa di Villancourt, che non aveva voluto andare a letto con loro”, scrive a D’Alembert – madame Feydeau, che aveva adottato De la Barre orfano a 17 anni, suo cugino, badessa molto laica dell’abbazia cistercense di Willancourt a Abbeville, che promuoveva e alimentava salotti filosofici. Al petto di De la Barre si era legato, prima di giustiziarlo, un esemplare del “Dizionario filosofico” di Voltaire – così ha scritto Voltaire a Beccaria. Qualche mese prima della visita di D’Alembert e Condorcet, Voltaire aveva scritto a Turgot: “Ho sempre la piazza d’Abbeville (luogo dell’esecuzione di De la Barre, n.d.r.) davanti agli occhi. I francesi dimenticano tutto, e troppo presto. Per me, io ho la febbre tutti gli anni il 24 agosto, giorno di san Bartolomeo”, della strage degli ugonotti nel 1572. Dai due casi celebri era nato dieci anni prima il “Trattato della tolleranza” – una “preghiera a Dio”.

Per il resto molte intemperanze. Soprattutto contro il popolo-bestia, gli ottentotti, i welches - i parigini, ridenominati galli ma ristretti al ceppo celtico. E contro Shakespeare, a Voltaire indigesto - come Dante. Condorcet è un po' meno monotono, ma scrive poco. Lo è in nota, p.es. quando spiega a Turgot che Voltaire va preso sul serio, anche se se la prende con Rousseau, e a volte esagera. Anche la lettera del 30 giugno 1776, in cui racconta a Voltaire il dimissionamento di Turgot, vivacissima, è memorabile, da antologia di Scienza della politica: come la Francia evitò di rinnovarsi, e il re si consegnò alla rivoluzione ora inevitabile, tramite Necker, che si era arricchito con un fallimento e la Francia avrebbe portato al fallimento - ma era amico di Voltaire. 

Esagerato certamente il disprezzo del popolo, massa di manovra della chiesa, secondo Voltaire, che pure sosteneva i contadini contro le servitù, della stessa chiesa, Infame per eccellenza. Sempre impressionante il gran numero di libri che si editavano a Parigi e fuori, su basi commerciali, cioè libri che si vendevano e leggevano.

Voltaire-D’Alembert-Condorcet, Correspondance secrète, Rivages Poche, pp. 331 € 9

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