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lunedì 20 giugno 2022

Secondi pensieri - 486

zeulig


Guerre di religione – Si fanno a causa delle Scritture, è l’opinione corrente. Le fanno quelle religioni che sono legate a una Scrittura, a una maniera esclusiva di essere religiosi: ebraismo, cristianesimo, islam. Non per esempio, si dice, le religioni orientali: induismo, buddismo, confucianesimo, taoismo si differenziano in dottrina, ma le differenze dottrinali non sono in essi così decisive (esclusive) come nelle tre religioni del Libro.
Questo è vero e non lo è: l’induismo è militante, anche più delle tre religioni rivelate. La guerra è concetto e istituzione più ampia, che assume anche connotazioni religiose. Connessa con l’aggressività, che caratterizza il mondo animale, in funzione protettiva ma anche distruttiva – è il problema delle guerre di liberazione: fino a che punto?
 
Ipotesi – È il motore (meccanismo) della scoperta scientifica. La volontà, la voglia, di prospettare ipotesi, dalla più banale alla più astrusa, è anche umana e solo umana, prima che “scientifica”: la curiosità.
Inverare le ipotesi è la base della razionalità: la ragione è curiosa.
È il proprio dell’uomo, la natura non fa ipotesi – non perfette, non scegliendo: fa – è - esperienza.
La ragione ipotetica Einstein vuole animata da “intuizione”, e “simpatia”: arrivare alle “leggi elementari universali” si può solo per deduzione – “non c’è un sentiero logico per queste leggi: solo l’intuizione, basata sulla simpatetica comprensione dell’esperienza, può arrivarci”. 
 
Leggere - È ricreare, una funzione più attiva che passiva? Sicuramente sì per le letture non di svago. Anche di romanzi, soprattutto di poesia: la poesia richiede una consonanza, in qualche forma. Soprattutto per i “grandi classici”, quelli che dicono qualcosa a molti. Come notava Gentile, “L’esperienza pura e la realtà storica”, a Pisa nel 1914: “La ‘Divina Commedia’, nella cui lettura ci esaltiamo, non è quella scritta sette secoli fa, ma quella che scriviamo noi leggendola”. Lo stesso si può supporre anche dell’autore, di Dante, se e quando si rileggeva – anche se non si riscriveva, non sappiamo, non conoscendosi per fortuna le varianti.
 
Militanza – È la forza della debolezza. Dei fondamentalisti oggi come dei movimenti lgbtqia+. Un tempo dei gesuiti: nati e cresciuti nella militanza, quando la chiesa era debole dopo la Riforma, quando la chiesa diventò potente in alleanza con i troni rimossi su iniziativa degli stessi regnanti. O del sindacalismo – il movimento dei lavoratori.
Una militanza bene improntata deve cioè disinnescarsi quando ha vinto.
 
Minoranza – Ha diritto a proteggersi, che a volte implica un diritto di aggressione – di violenza. Ma non oltre il punto dell’uguaglianza. La minoranza nell’età dei diritti tende invece a privilegiarsi, in una sorta di integralismo – io e il mondo, e nient’altro. Che è alla radice della conflittualità etica, tribale, che si risolleva negli Stati Uniti e in Europa.
“Diritti e non privilegi” è l’indegna delle manifestazioni urbane lgbtqia+. Che però sono manifestazioni celebrative e non rivendicative. Una festa, ma anche una imposizione della diversità, della minoranza. Una incongruità.
 
Storia – “La memoria umana non è una somma: è un caos di vaghe possibilità”, Borges. È una somma di possibilità – una costruzione, alquanto studiata, di elementi anche disparati per un insieme significante.
Si costruiscono possibilità, in effetti. Anche rimemorandole.
Se tutto è caos l’uomo (la memoria) è parte del caos. Ma con la funzione del muratore, analitica, ordinativa.
 
Tecnologia – È mentale. Esercizio filosofico prima che pratico. Esercizio mentale come la filosofia di Heiudegger che la rifiuta e la danna. Non solo i procedimenti ma anche la conoscenza dei materiali e del loro possibile uso. L’uranio, il litio, il cobalto esistono in natura da “sempre”, ma vi hanno una funzione da poco e da pochissimo, si possono dire materiali inerti, in rapporto agli usi che oggi se ne possono fare, al loro potenziale, che invece va scoperto, e manipolato – e a un potenziale piuttosto che a un altro, per lo stesso materiale “naturale”.
 
Le macchine sono primariamente un fenomeno mentale. Nelle finalità e, di più, nelle funzioni, nei particolari. Ogni macchina che funzioni è una “costruzione ingegnosa”. Lo stesso per i materiali, per la loro combinazione e per gli usi che se ne possono fare: dai minerali di ferro il ferro, dal ferro l’acciaio, i tanti acciai, e i loro “inifiniti” possibili usi. Il motore a combustione interna dell’ing. Otto, dopo quello di Barsanti e Matteucci, di uso corrente, è di una complessità che non ha nulla di naturale - i cilindri, i pistoni, il carburatore, le candele, le punterie... – se non i materiali, di per sé inerti, di cui le sue parti sono composte ai fini di un progetto.
Perché si è volato a un certo punto e non prima – si è volato inseguendo un sogno molto antico, di sempre? I combustibili che mandano l’uomo in orbita e sulle stelle esistevano da sempre, ma non se ne sapevano le qualità, le possibili qualità, soprattutto non in combinazione fra di loro, esplosivi, additivi, protettivi, etc.. 
 
Tribù – A lungo desueta negli studi ma non nella pratica, la forma sociale tribale riemerge nel luogo che se ne pensava più distante poiché inventa e gestisce il progresso tecnico, negli Stati Uniti, tra il fondamentalismo nero, quello femminista, quello transessualismo, e quello maschilista,  bianco – con insorgenze di ripiego, asiatico, latino, southern, indiano o nativo. In America i filoni culturali “comunitario” prima e poi “identitario” sono passati da una rivalutazione dei concetti a paratie stagno, in un quadro di fondamentalismo (esclusivismo). La riaffermazione dell’identità vi si fa in vista di un confronto. Tra gruppi che si vogliono esclusivi e impositivi, per criteri storici, biologici, e\o sessuali. Che è un ritorno alle origini (un ritorno amplificato, alla presunta biologia assommandosi il presunto sesso), alla prima società. Che in uno spazio ristretto, benché in una società di molti milioni, in regime di contratto sociale minimo (residuale a fronte dell’individualismo costituzionalizzato), porta alla frammentazione.
 
Era e resta forte in alcune aree arabe beduine, in Libia e in Iraq, con estensioni in Siria. In altre aree arabe, l’Algeria e il Marocco dei deserti, è invece in regresso – ricordata, più che tenuta in vit,a solo per motivi letterari, della nostalgia (Yasmina Khadra e altri).
È protettiva, come la famiglia, come le origini, ma anche dissolutiva.
 
Viaggio – “Viaggiare è meglio che arrivare” - distrae, riposa, rinnova. La notazione di Stevenson lega il viaggio alla speranza, e forse non è sempre il caso, ma all’attesa sì: ci si muove per un motivo, e questo genera un’aspettativa, un’attesa. Che è la sostanza del tempo: il viaggio è uno dei generatori del tempo – non nel senso della creazione, ma dell’alimentazione. Per il sedentario il tempo è limitato – si accorcia.   

zeulig@antiit.eu

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