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Guerre di religione – Si fanno a
causa delle Scritture, è l’opinione corrente. Le fanno quelle religioni che
sono legate a una Scrittura, a una maniera esclusiva di essere religiosi:
ebraismo, cristianesimo, islam. Non per esempio, si dice, le religioni
orientali: induismo, buddismo, confucianesimo, taoismo si differenziano in
dottrina, ma le differenze dottrinali non sono in essi così decisive (esclusive)
come nelle tre religioni del Libro.
Questo
è vero e non lo è: l’induismo è militante, anche più delle tre religioni
rivelate. La guerra è concetto e istituzione più ampia, che assume anche
connotazioni religiose. Connessa con l’aggressività, che caratterizza il mondo
animale, in funzione protettiva ma anche distruttiva – è il problema delle guerre
di liberazione: fino a che punto?
Ipotesi – È il motore
(meccanismo) della scoperta scientifica. La volontà, la voglia, di prospettare
ipotesi, dalla più banale alla più astrusa, è anche umana e solo umana, prima
che “scientifica”: la curiosità.
Inverare
le ipotesi è la base della razionalità: la ragione è curiosa.
È
il proprio dell’uomo, la natura non fa ipotesi – non perfette, non scegliendo:
fa – è - esperienza.
La
ragione ipotetica Einstein vuole animata da “intuizione”, e “simpatia”:
arrivare alle “leggi elementari universali” si può solo per deduzione – “non
c’è un sentiero logico per queste leggi: solo l’intuizione, basata sulla simpatetica
comprensione dell’esperienza, può arrivarci”.
Leggere - È ricreare,
una funzione più attiva che passiva? Sicuramente sì per le letture non di svago.
Anche di romanzi, soprattutto di poesia: la poesia richiede una consonanza, in
qualche forma. Soprattutto per i “grandi classici”, quelli che dicono qualcosa
a molti. Come notava Gentile, “L’esperienza pura e la realtà storica”, a Pisa
nel 1914: “La ‘Divina Commedia’, nella cui lettura ci esaltiamo, non è quella
scritta sette secoli fa, ma quella che scriviamo noi leggendola”. Lo stesso si
può supporre anche dell’autore, di Dante, se e quando si rileggeva – anche se
non si riscriveva, non sappiamo, non conoscendosi per fortuna le varianti.
Militanza – È la forza
della debolezza. Dei fondamentalisti oggi come dei movimenti lgbtqia+. Un tempo
dei gesuiti: nati e cresciuti nella militanza, quando la chiesa era debole dopo
la Riforma, quando la chiesa diventò potente in alleanza con i troni rimossi su
iniziativa degli stessi regnanti. O del sindacalismo – il movimento dei
lavoratori.
Una
militanza bene improntata deve cioè disinnescarsi quando ha vinto.
Minoranza – Ha diritto a
proteggersi, che a volte implica un diritto di aggressione – di violenza. Ma
non oltre il punto dell’uguaglianza. La minoranza nell’età dei diritti tende
invece a privilegiarsi, in una sorta di integralismo – io e il mondo, e
nient’altro. Che è alla radice della conflittualità etica, tribale, che si
risolleva negli Stati Uniti e in Europa.
“Diritti
e non privilegi” è l’indegna delle manifestazioni urbane lgbtqia+. Che però
sono manifestazioni celebrative e non rivendicative. Una festa, ma anche una
imposizione della diversità, della minoranza. Una incongruità.
Storia – “La memoria
umana non è una somma: è un caos di vaghe possibilità”, Borges. È una somma di
possibilità – una costruzione, alquanto studiata, di elementi anche disparati
per un insieme significante.
Si
costruiscono possibilità, in effetti. Anche rimemorandole.
Se
tutto è caos l’uomo (la memoria) è parte del caos. Ma con la funzione del
muratore, analitica, ordinativa.
Tecnologia – È mentale.
Esercizio filosofico prima che pratico. Esercizio mentale come la filosofia di
Heiudegger che la rifiuta e la danna. Non solo i procedimenti ma anche la
conoscenza dei materiali e del loro possibile
uso. L’uranio, il litio, il cobalto esistono in natura da “sempre”, ma vi hanno
una funzione da poco e da pochissimo, si possono dire materiali inerti, in
rapporto agli usi che oggi se ne possono fare, al loro potenziale, che invece va scoperto, e manipolato – e a un potenziale piuttosto che a un altro, per
lo stesso materiale “naturale”.
Le
macchine sono primariamente un fenomeno mentale. Nelle finalità e, di più, nelle
funzioni, nei particolari. Ogni macchina che funzioni è una “costruzione ingegnosa”.
Lo stesso per i materiali, per la loro combinazione e per gli usi che se ne
possono fare: dai minerali di ferro il ferro, dal ferro l’acciaio, i tanti
acciai, e i loro “inifiniti” possibili usi.
Il motore a combustione interna dell’ing. Otto, dopo quello di Barsanti e
Matteucci, di uso corrente, è di una complessità che non ha nulla di naturale -
i cilindri, i pistoni, il carburatore, le candele, le punterie... – se non i
materiali, di per sé inerti, di cui le sue parti sono composte ai fini di un
progetto.
Perché
si è volato a un certo punto e non prima – si è volato inseguendo un sogno
molto antico, di sempre? I combustibili che mandano l’uomo in orbita e sulle
stelle esistevano da sempre, ma non se ne sapevano le qualità, le possibili qualità, soprattutto non in
combinazione fra di loro, esplosivi, additivi, protettivi, etc..
Tribù – A lungo desueta negli studi ma
non nella pratica, la forma sociale tribale riemerge nel luogo che se ne pensava
più distante poiché inventa e gestisce il progresso tecnico, negli Stati Uniti,
tra il fondamentalismo nero, quello femminista, quello transessualismo, e quello
maschilista, bianco – con insorgenze di
ripiego, asiatico, latino, southern, indiano o nativo. In America i
filoni culturali “comunitario” prima e poi “identitario” sono passati da una
rivalutazione dei concetti a paratie stagno, in un quadro di fondamentalismo
(esclusivismo). La riaffermazione dell’identità vi si fa in vista di un
confronto. Tra gruppi che si vogliono esclusivi e impositivi, per criteri
storici, biologici, e\o sessuali. Che è un ritorno alle origini (un ritorno
amplificato, alla presunta biologia assommandosi il presunto sesso), alla prima
società. Che in uno spazio ristretto, benché in una società di molti milioni, in
regime di contratto sociale minimo (residuale a fronte dell’individualismo
costituzionalizzato), porta alla frammentazione.
Era
e resta forte in alcune aree arabe beduine, in Libia e in Iraq, con estensioni
in Siria. In altre aree arabe, l’Algeria e il Marocco dei deserti, è invece in
regresso – ricordata, più che tenuta in vit,a solo per motivi letterari, della
nostalgia (Yasmina Khadra e altri).
È protettiva,
come la famiglia, come le origini, ma anche dissolutiva.
Viaggio – “Viaggiare è
meglio che arrivare” - distrae, riposa, rinnova. La notazione di Stevenson lega
il viaggio alla speranza, e forse non è sempre il caso, ma all’attesa sì: ci si
muove per un motivo, e questo genera un’aspettativa, un’attesa. Che è la
sostanza del tempo: il viaggio è uno dei generatori del tempo – non nel senso
della creazione, ma dell’alimentazione. Per il sedentario il tempo è limitato –
si accorcia.
zeulig@antiit.eu
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