sabato 25 giugno 2022

Un complotto assolve

Un aureo libretto, apprezzato all’uscita, nel 1993, e poi scomparso. Sulla mania del complotto, che, spiega lo storico toscano, domina la storia dell’Italia – Zeffiro Ciuffoletti non è un nome poetico, è un vispo novantenne. La storia del regno, e anche      quella della Repubblica: dall’attentato a Togliatti a Capaci e alla Milano delle tangenti (Ciuffoletti ha scritto perché convinto, malgrado le propensioni politiche, che Mani Pulite non fosse un complotto). Passando per Piazza Fontana e via Fani.

Fuori polemica, non è vero che l’Italia sia la patria dei complotti. Quella semmai è l’America, ne scopre uno al giorno, o poco ci manca. Ma anche la Francia, anche la Germania: probabilmente il complotto va con la democrazia, Canfora ne racconta tanti dell’Atene del secolo d’oro, di Pericle e successori. E non è vero, è evidente, che Mani Pulite fosse “pulita”. Ma è vero che ogni sistema autoritario si propaganda denunciando cospirazioni. Così come ogni sistema politico morente: le rivoluzioni sono un complotto, etc..

La psicosi del complotto è più vera – forte, difusa - in chiave psicologica: il complesso di persecuzione, a opera di ignoti, per cause ignote, magari solo rimosse. Ciuffioletti richiama l’abate Barruel e la polemica gesuita, di un cattolicesimo sotto atacco. I Protocolli dei Savi Anziani di Sion, un’invenzione molto ben concepita e tempestiva – buona per Hitler e per Stalin. Al confronto, la mania italiana è solo giornalistica, di un giornalismo che si vuole di denuncia ma è solo pettegolo – tutti siamo colpevoli di qualcosa.

Zeffiro Ciuffoletti, Retorica del complotto


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