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Cronache dell’altro mondo - debitorie (205)
“Per decenni”, racconta la storia di
apertura del “New Yorker”, “Betty Ann ha lavorato come insegnante. A 52 anni si
è iscritta a Legge alla New York University, nella speranza di cambiare vita”. Per
pagarsi l’università, “ha preso in prestito 29 mila dollari, dei fondi
federali. Oggi deve 329.309,69 dollari. Ha novantun’anni”.
Una nuova crisi del debito emerge dai
prestiti agli studenti. La bolla è – era un anno fa – di 1,7 trilioni di dollari,
nella scala americana equivalente a 1.700 miliardi. Sono molti, sono pochi? Non
sono ripagati.
La storia del debito studentesco è lunga,
parte dagli anni 1950. Quando fu lanciato come promessa di ricchezza e istruzione,
a favore dei non abbienti, di chi non aveva sostanze familiari. Senza mai un’avvertenza
sulle dinamiche di accumulo. Nel tempo, il debito studentesco ha finito per prosciugare
le rendite dei pensionati, e prima ancora la capacità di accumulo ai fini della
pensione. Complice anche la politica delle retribuzioni calanti che ha dominato
gli ultimi trent’anni, del mercato globale.
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