venerdì 29 luglio 2022

Cronache dell’altro mondo - debitorie (205)

“Per decenni”, racconta la storia di apertura del “New Yorker”, “Betty Ann ha lavorato come insegnante. A 52 anni si è iscritta a Legge alla New York University, nella speranza di cambiare vita”. Per pagarsi l’università, “ha preso in prestito 29 mila dollari, dei fondi federali. Oggi deve 329.309,69 dollari. Ha novantun’anni”.
Una nuova crisi del debito emerge dai prestiti agli studenti. La bolla è – era un anno fa – di 1,7 trilioni di dollari, nella scala americana equivalente a 1.700 miliardi. Sono molti, sono pochi? Non sono ripagati.
La storia del debito studentesco è lunga, parte dagli anni 1950. Quando fu lanciato come promessa di ricchezza e istruzione, a favore dei non abbienti, di chi non aveva sostanze familiari. Senza mai un’avvertenza sulle dinamiche di accumulo. Nel tempo, il debito studentesco ha finito per prosciugare le rendite dei pensionati, e prima ancora la capacità di accumulo ai fini della pensione. Complice anche la politica delle retribuzioni calanti che ha dominato gli ultimi trent’anni, del mercato globale.

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