“Tutto ciò che gli uomini fanno: i loro desideri e timori, nell’ira e nel piacere, gioie, fantasticherie, sono la materia della mia fatica”. Vasto programma, molto oltre la malinconia propriamente detta. Di un pastore anglicano che si firmava Democritus junior.
Non
si finisce di spulciare con qualche interesse questo repertorio secentesco del “malessere”
mentale. Giocato su molte chiavi: l’anatomopatologia, in chiave medica cioè,
combinata con la “fisica” dell’astronomia e dell’astrologia, nonché con i primi
rudimenti della psicologia (per i tormenti d’amore soprattutto), con riflessioni
sovrammesse, o divagazioni filosofiche, una critica anche, sia politica che
religiosa, sui fatti della vita, e con molta ironia, quando non è satira – una
cornucopia. Sotto l’ambigua considerazione che il malessere che riduce l’uomo
alla condizione animale è anche segno e veicolo della genialità – magari surrettizia,
non riconosciuta, forse nemmeno avvertita.
Un’enciclopedia,
non un trattato. Da consultazione. L’edizione Bompiani è in originale con
traduzione – di Luca Manini. Con introduzioni, note e dotti apparati, di persone
e opere, e utili indici, a opera dello stesso Manini, di Amneris Roselli e Yves
Hersant.
L’edizione
Feltrinelli è la traduzione dell’introduzione di Burton, una sorta di manifesto
della sua ricerca. Con un saggio di Starobinski sul tema – Starobinski è ben l’autore
del classico contemporaneo in materia, “L’inchiostro della malinconia”, molto drammatico,
niente da spartire con la sorridente rassegna di Burton.
L’edizione
Feltrinelli è la vecchia edizione Marsilio, di venticinque anni fa.
Robert
Burton, Anatomia della malinconia,
Bompiani, pp. 3008, ril, € 65
Feltrinelli,
pp. 192 € 9,50
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