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Il perturbante dell’analista
Molti avvitamenti,
logici, metafisici, di analisti, linguisti, filosofi, Lacan, Derrida, Barthes, et al., attorno all’Unheimliche, inquietante, “perturbante”, lo stato di ansia che
talora prende senza che se ne riconosca la causa. Was ist das?
“Non c’è dubbio che esso appartiene alla sfera
dello spaventoso”, dice Freud, “di ciò che ingenera angoscia e orrore, ed è
altrettanto vero che questo termine non viene sempre usato in un senso
nettamente definibile, tanto che quasi sempre coincide con ciò che è
genericamente angoscioso. È lecito tuttavia aspettarsi che esista un nucleo
particolare, che giustifichi l’impiego di una particolare terminologia concettuale.
Ciò che vorremmo sapere è: che cos’è questo nucleo comune che consente appunto
di distinguere, nell’ambito dell’angoscioso, un che di «perturbante»?”
È qualcosa che pertiene
all’estetica, Freud può decidere subito, per il senso e l’uso specifico dell’ Unheimliche in tedesco: si può usare per
strano, e anche per raccapricciante. È il contrario di heimlich, familiare, che è un giudizio di valore, di gusto. Quindi,
argomenta Freud. “risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare”.
Che sembra un salto logico, e lo è – risale a ciò che ci piace, anche da poco
tempo. Dopodiché, dopo una lunga digressione in varie lingue, viventi e morte,
dove non trova l’equivalente, non uno soddisfacente, ne trova la spiegazione in
Schelling: “Unheimlich, dice
Schelling, è tutto ciò che avrebbe dovuto rimanere segreto, nascosto, e che è
invece affiorato”. E il gioco è fatto: si può scavare all’infinito. Freud è
molto vocabolario, scava molto le parole. E niente
è innocente. L’occhio, per dire, accosta all’organo genitale, per definizione
(freudiana) impuro.
Sigmund Freud, Il Perturbante, free online
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