Il secolo secolare
Il primo terrorismo, di Nečaev, “fu chiamato terrore nichilistico. Oggi se ne può concepire una variante: il terrore secolare”. Il secolo che ha eliminato il sacro si sviluppa in una “nebbia corrosiva”, avendo eliminato ogni punto d’appoggio: “Nel corso del Novecento si è cristallizzato un processo di enorme portata, che ha investito tutto ciò che passa sotto il nome di «religioso». La società secolare, senza bisogno di proclami, è diventata ultimo quadro di riferimento per ogni significato”. E ha perduto la bussola – nell’epoca di più diffusa ricchezza, si può aggiungere, e di accudimento generalizzato, di ricchi e poveri, è triste e desolata.
Una formidabile stangata apre la riedizione periodica delle opere di Galasso in edicola col quotidiano, contro la (piccola) ragione che si è insediata al comando dell’umanità. Più incisiva e corrosiva di uno Zolla, di un Cioran, e senza lampeggiamenti reazionari, perché letta, raccontata, con la nostra quotidianità: le letture, i consumi, le attività piccole e grandi. Che Calasso può vedere perspicuamente, perché le scorre e le aziona insieme a noi: c’è tutto quanto abbiamo vissuto fino al 2017, anno di uscita dei due saggi che compongono il volume, “Turisti e terroristi”, sul terrorismo islamico, e “La Società Viennese del Gas”, che spiega con abbondanza di riferimenti contestuali come l’annientamento degli ebrei fosse cosa cognita, a partire dal 1933, a tutti.
La riedizione è assortita di due note, “Postilla 2020”, sul covid, e “Avvistamento delle Torri”, un sogno di Baudelaire annotato tra le tante carte ancora non pubblicate, in cui crolla un grattacielo.
Una formidabile riflessione, storica e aneddotica, sull’oggi. Argomentata appena ieri, cinque anni fa, attorno al terrorismo islamico. O di come l’uomo secolare, lasciato a se stesso, passa da un tentativo di annientamento (“un tentativo di annientamento ci fu dal 1933 al 1945”) a un altro come se fosse un dovere. Senza la confusione che parrebbe, di un islam radicale e secolarizzato: quel fondamentalismo è – è stato – solo desiderio di morte, incapacità di vivere. Un fenomeno parallelo alla pornografia libera in rete, argomenta Calasso. “Con l’islam”, del resto, “è finita l’era delle religioni. Maometto si presenava come «Sigillo dei Profeti». Da allora, nascono solo scismi”. Spiazzante qui più che altrove, ma alla fine convincente. Il pensiero unico si àncora di fatto in un non pensiero: “Tutto il mondo secolare e democratico si fonda sul libero arbitrio e sulla fede nella scienza. Ma la scienza non dà alcun segno di credere all’esistenza del libero arbitrio”.
Tutto persuasivo: “La secolarizzazione è, in primo luogo, allentamento dei vincoli – di ogni vincolo”. Tutto conclusivo. Con molte storie, ben raccontate. Del Vecchio della Montagna con la sua Setta degli Assassini. Di Qutb, il pensatore egiziano all’origine del fondamentalismo islamico. Di John Stuart Mill, homo saecularis per eccellenza, che di sé dice: “Sono uno dei rarissimi esempi, in questo Paese, di qualcuno che non ha respinto la credenza religiosa, ma non l’ha mai avuta” - vittima del padre, James Mill, di professione incredulo. Di Kissinger e l’equilibrio di potenza. Dell’eugenetica, di cui non si parla, che si continua a praticare. La digitalizzazione e il villaggio globale sono letti con Mandel’stam: “Una volta, in un saggio del 1922, delineò in pochi tratti l’evento soverchiante che si stava compiendo….: la società che usa chiunque come materiale da costruzione. Di che cosa? Di se stessa”. Calasso pensionato, fuori da ogni attività, regge persuasivo tutta la storia recente, più informato – meglio informato – di Pasolini.
Una trattazione spigliata, quasi allegra benché severa (radicale). Letture, richiami e aneddoti alleggeriscono e rafforzano. Si continuano a pubblicare inediti di Calasso, ma questo potrebbe essere una convincente despedida - si direbbe entusiasmante se non fosse un ossimoro.
Roberto Calasso, L’innominabile attuale, la Repubblica, pp. 195 € 9,90
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