Un premier screditato, presso poco meno della metà dei parlamentari del suo partito, reduce dalla sconfitta al voto amministrativo, che i suoi ministri abbandonano, a decine, bugiardo confesso, multato, sia pure simbolicamente, per i festini che intratteneva a palazzo durante il lockdown, rimane al suo posto. E fa da ala marciante dell’Europa, da cui ha voluto fortissimamente staccare la Gran Bretagna, nella guerra della Russia all’Ucraina, contro qualsiasi ipotesi di accomdamento. Con Boris Johnson si può dire che l’Inghilterra continua ad alimentare l’immaginazione, in Europa forse più che nel suo Paese, solo un gradino sotto la casa regnante. Ma poi?
Che un primo ministro possa restare al suo posto contro il suo stesso governe pone qualche dubbio democratico. Ma Londra è al di sopra di ogni sospetto. Resta che Johnson è stato voluto dal partito Conservatore, con una delle sue solite congiure di palazzo, contro Theresa May, di cui lo stesso partito aveva bocciato ben tre accordi di Brexit con Bruxelles. È la prassi in quel partito, la buona coscienza della nazione. Il caso più famoso è stato quella di Margaret Thatcher, la figlia del pizzicagnolo, sostituita di notte con John Major, uno di cui non si sapeva nulla, se non che si pettinava in continuazione. Nel caso della composta May con lo spettinato Johnson si può dire che hanno fatto il contrario. Ma poi?
Può darsi pure che la politica non sia una cosa seria, decisiva: le cose vanno come vogliono andare, e il politico ci mette il cappello. Al tempo dei caciques e capataz si diceva in Sud America che il Paese va avanti di notte, quando i politici dormono. Ora, Londra è in Sud America? Questo Johnson è anche uno che in pochi mesi ha impoverito e involgarito la Gran Bretagna, ma nei media europei (continentali) fa testo su tutto, dalla furbizia alla bellicosita,e questo certo è un altro discorso.
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