Le decisione di Stellantis di liquidare la partecipazione in Cina per la produzione di Jeep, ripiegando sulle vendite dirette, al costo di poco meno di 300 milioni di euro, premiata dalle Borse, è il segnale di una tendenza. Si spiega iltitolo dell’agenzia economica Bloomberg: “La Cina è un paria per gli investitori globali”.
La presidenza Xi, 2013, aveva aperto la corsa alla Cina. E già si
parlava del sorpasso cinee, come prima econmia mondiale. Ma gli ultimi due anni
hanno portato alla revisione del giudizio. Il Covid, la crisi dell’immobiliare,
la serie di misure politiche restrittive dei player globali cinesi, a cominciare da Jack Ma, hanno portato a
rivedere le previsioni. La Cina continua a essere la fabbrica del mondo, produrre
in Cina è troppo lucroso, ma le aspettative sono critiche.
Il prossimo congresso del partito Comunista Cinese, a ottobre,
potrebbe anche riaprire il mercato, ma non ci sono segnali in questo senso.
Tanto più dopo lo schieramento di Xi, di “amicizia senza limiti”, a fianco di
Putin nella guerra all’Ucraina. Si lavora del resto molto ultimamente, in
Europa e negli Stati Uniti, per ridurre la supremazia cinese nella transizione
verde con le batterie, pountando sull’idrogeno, verde e blu.
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