L’attivo della bilancia dei pagamenti russa è cresciuto nel secondo trimestre. Per ridotte importazioni ma più per l’aumento delle esportazioni, in valore, di petrolio e gas – le sanzioni europee hanno avuto l’effetto finora di aumentare le quotazioni internazionali.
Nei primi 100
giorni di guerra la Russia ha incassato 93 miliardi di euro dagli idrocarburi. Ne
ha esportato di meno, ma a prezzi più alti. Nel secondo trimestre la bilancia
dei pagamenti ha registrato un avanzo di 70 miliardi di euro, surplus record. Rispetto
ai primi tre mesi il valore delle esportazioni è diminuito, da 166 a 153
miliardi di dollari, le importazioni però sono scese da 88,7 a 72,3 miliardi.
La notizia ha
rivalutato il rublo di un 3 per cento sul dollaro, quotando a 58,4 rubli per
dollaro.
“L’economia
russa resiste meglio del previsto”, malgrado la guerra e le sanzioni, secondo
la banca americana JP Morgan: “Va verso una recessione morbida, con pil in calo
del 3,5 per cento”.
Tutte le aziende giapponesi, e molte europee, compresi una ventina di gruppi italiani (tra essi Unicredit e Intesa), continuano a operare in Russia.
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