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La guerra non tocca la Russia - 6
Unicredit ha dismesso, teoricamente, le attività in Russia. Ma nel
trimestre aprile-giugno vi guadagna 346 milioni, un sesto del totale
dell’utile, per un giro d’affari che è una frazione minima del suo totale. E
grazie alla rivalutazione del rublo si ricapitalizza, seppure di uno 0,5 per
cento. “Abbiamo molte imprese europee clienti, molte italiane, ben contente di
essere in Russia con noi”, dice l’ad del gruppo Orcel a “la Repubblica”.
Tra le banche occidentali ancora operanti a Mosca, alcune sono alla
ricerca di personale, per coprire le dimissioni seguite all’annuncio delle
sanzioni. Secondo Headhunter, l’austriaca Raiffeisen Bank ha pubblicato a
luglio 276 offerte di lavoro, l’americana Citibank 84.
Si tratta sul canale turco per l’esportazione
dei cereali ucraini come artificio diplomatico, da una parte e dall’altra, per
tenere aperto un canale di comunicazione. I cereali in realtà (grano, mais e
altre specie minori) sono stati già esportati, secondo il ministero dell’Agricoltura
americano, che monitora il commercio internazionale dei grani. Lo stoccaggio
delle raccolte 2021 era stato già smaltito per cinque sesti prima della guerra.
E durante la guerra le esportazioni non sono mai cessate, per i quantitativi
residui.
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