martedì 19 luglio 2022

L’età dell’oro della libertà intellettuale

La recensione delle “Memorie” di Tennessee Williams. Gore Vidal, cioè, che parla di se stesso, come solo sapeva fare – ho detto, ho fatto, ho incontrato…- parlando di Williams. Il grande commediografo, di enorme successo, che anche lui invidiava.

Per lettori di Vidal, quindi Ma con un significato storico che s’impone sinistro: oggi in nessun giornale o rivista nessuno commissionerebbe, nessuno pubblicherebbe se offerto, anche gratis, un articolo di dodici pagine di uno scrittore su un altro scrittore, per quanto ben cucito, con aneddoti, pettegolezzi, spiritosaggini.

Un testo di cinquant’anni fa, dunque, come di un altro mondo. Per più di un significato storico: un dialogo a distanza tra due scrittori che si erano fermati agli anni 1950, rifuggendo i Sessanta, e più ancora i Settanta. In un’epoca in cui i fag, spiega a lungo Vidal, erano evitati e censurati, i finocchi. “Dalle terre alte della Partisan Review alle terre di mezzo del settimanale Time, attacchi avvelenati a veri o sospetti finocchi non mancavano mai. Una storia da copertina per Time su Auden fu buttata via quando al caporedattore di giornata fu detto che Auden era finocchio”- all’epoca la parola si poteva anche scrivere.

Gore Vidal, Selected Memories of the Glorious Bird and the Golden Age, “The New Yorker”, 5 febbraio 1976

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