È il racconto più celebre
di Poe, del 1845, “The Chamber’s Journal”, ed è stato spunto per una
riflessione di Freud, per una di Lacan, e per una di Derrida. Si vede che è
fertile per gli scienziati, cosiddetti, della psiche. Si rilegge non per la
trama, abbastanza artificiosa – Sherlock Holmes, pure circonvoluto, non
arriverà mai a tanti contorcimenti - ma per le considerazioni, tanto stancanti
(minuziose) quanto perversamente persuasive sulle diverse forme di
intelligenza.
Alcune, quelle di personaggi di speciali
capacità intellettuali, sarebbero speciali anche come tecniche analitiche. Per
cui ottima tecnica, se non la migliore, per nascondere qualcosa sarebbe di
metterla bene in evidenza in mezzo ad altre simili – come individuarla poi è
naturalmente il compito dell’analista, che per questo si paga.
Edgar Allan Poe, La lettera rubata, Ugo Mursia, pp. 56 € 3,90
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