Letture - 495
letterautore
Ariosto –
Voltaire – che non amava Dante – lo considera il più grande artista di tutti i
tempi. Beckett pure: non si spinge a fare paragoni e classifiche, ma ne scrive
all’amico McGreevy il 5 marzo 1936 che lo legge “con la sensazione che sia
l’artista letterario più grande di tutti”.
Walter
Benjamin - Koestler lo ricorda in “Schiuma della terra” a
Parigi suo vicino di casa in rue Dombasle 10, “quarto ai nostri poker del
sabato e una delle persone più bizzarre e spiritose che abbia conosciuto”.
Bibbia –
Rifiorisce, benché tallonata dal secolarismo. Il cardinale Ravasi segnala su
“Sole 24 Ore”, dove tiene una pagina di recensione-saggio ogni settimana e un
“breviario” di saggezza, “imponenti edizioni attorno alle Scritture: un manuale
storico-teologico in 10 volumi e una ricognizione sulla presenza delle donne in
9 volumi”.
Cucina –
Una forma di prossenetismo? Il boom del Millennio era antevisto da Pirsig nel
romanzo filosofico “Zen e l’arte di manutenzione della motocicletta” in questi
termini. Il Professore di Filosofia, che vuole mettere in imbarazzo lo studente
petulante Fedro (lo stesso Pirsig), gli chiede che cosa pensa della cucina –
stnano leggendo il “Gorgia” di Platone. “Socrate ha dimostrato a Gorgia che sia
la retorica che la cucina sono forme di mediazione - prossenetismo – perché
fanno appello alle emozioni piuttosto che alla vera conoscenza”, è la risposta.
Dio in
giallo – James Ellroy, che Joyce Carol Oates ha eletto a “Dostoevkij
americano”, ribadisce a D e Cataldo su “La Lettura” che non ha mai letto
Dostoevskij. Ma ne sa l’essenziale: “Dostoevskij non l’ho mai letto, ma come me
era un uomo religioso,vedeva ovunque empietà e peccato, e ha detto una frase
grandiosa: «Dove non c’è Dio, tutto è lecito»”.
Ne avrà letto nel citazionario? Gli scrittori
americani danno sempre l’impressione di essere iperletterati, ma devono per
qualche motivo nasconderlo: non leggono, e passano il tempo tagliando la legna.
Un’attività non manuale non è confacente al Sogno Americano?
Europa –
“La principessa Europa era venuta dal Libano”, si ricorda Roberto Calasso
all’improvviso, entrando al British Museum, e trovando l’Europa nel Monumento
alle Nereidi subito dopo l’entrata, a breve distanza. Una “strana costruzione”,
di “colonne, rilievi e alcune statue di esseri femminili, acefali, che sembrano
sospesi nell’aria”. Molte immagini e domande si affollano in Calasso, in tema
di “morbidezza”, che non trovano che una risposta: “Quel tempio-tomba è l’Europa.
O almeno: è qualcosa che solo se si collega all’Europa acquista il suo senso. E
non si trovava neppure in Europa, ma all’interno della costa meridionale turca.
Anche la principessa Europa era venuta dal Libano”. Cioè dalla Bibbia, da
Salomone?
La “costa meridionale turca” non è poi fuori
perimetro, fino al 1922 era greca.
Lettera
anonima – Condorcet ne fa non richiesto l’elogio scrivendo a
Voltaire il 21 dicembre 1777, la sua lettera più lunga e argomentata della
“corrispondenza segreta” intrattenuta negli anni 1770, fino alla morte di
Voltaire – Voltaire era il principe degli pseudonimi, per proteggere le sue
battaglie civili e politiche: “Non trovo nessuna bassezza a scrivere sotto un
nome inventato ciò che non si può scrivere a proprio nome”. Si riferisce
naturalmente a situazioni di regime dispotico, o comunque a controllo di
polizia: “Nascondere il proprio nome è forse una mancanza di coraggio, ma non
c’è coraggio a sfidare inutilmente un despota attorniato da duecentomila
satelliti. Sarebbe imprudente dire il proprio nome quando invece di servire
all’obiettivo che si propone non farebbe che nuocergli”.
Madame
du Deffand - A suo tempo amica del cuore di Voltaire,
D’Alembert la tratta da “vecchia bambolotta” e “puttana raggrinzita” scrivendo
a “Raton” (Voltaire) a Ferney nel 1773 –
D’Alembert che alloggiava da Mademoselle de l’Espinasse, la nipote ripudiata
dalla Du Deffand, di cui era diventata inimicissima.
Maschile-femminile
– Il genere indefinito era la chiave di uno dei
racconti di Arbasino, “L’Anonimo Lombardo” – della prima edizione, 1959, come
raccolta di racconti, prima del rifacimento come romanzo con lo stesso titolo
nel 1966.
Sull’ultimo
“New Yorker” Mark Remy, scrittore, redattore, umorista, ciclista, runner (sarebbe rider, di idee, progetti, conversazioni, passatempi), racconta
semiserio di avere mandato “dozzine di curriculum” senza specificare il pronome
personale, e di non avere ottenuto “un solo colloquio”. Per questo
dichiarandosi vittima della “woke mob”, della canea della correttezza – della
setta dei “risvegliati” per l’esattezza. Ma in America il genere non genere è una cosa
seria.
Elsa
Morante – “La maggiore scrittrice italiana del Novecento”,
la diceva nel 2012 sul “Corriere della sera” Livio Garzanti. Che la ricorda
sola nella clinica dopo il tentato suicidio, assistita da “un’antica donnetta
di casa”, quella che l’aveva soccorsa in tempo. Il giorno dopo era ancora
sola. “Per il funerale, alla chiesa di
piazza del Popolo”, una chiesa alta e vasta, “c’erano meno di venti persone”.
Ultimo, arrivò Moravia.
Napoli –
“Mentre Parigi e Londra andavano incontro ai Tempi Nuovi e alle Cose Mutate”,
con “l’avvento della civiltà industriale”, “Napoli diventava una grande
capitale della decadenza, abbandonata dalla Storia, come Atene, Costantinopoli
e Alessandria” – Raffaele La Capria, “Armonia perduta”
Rilke – Beckett in viaggio per la Germania nel 1936,
un viaggio di gioventù, di formazione, ma intrapreso a trent’anni, non vi
trovava che lettori di Rilke: “In Germania”, scriveva all’amico Günter
Albrecht, peraltro tedesco, “di ogni due persone di un certo livello di cultura
una è stata a quanto pare amica di Rilke”.
Roma – “Rumiyah”, Roma, era la rivista plurilingue
online dell’Is, il movimento terrorista
islamico, dal settembre 2016 al 2019. Un sito sanguinario – Roma sta per
il cristianesimo.
Strega –
“Premio Strega, sette finalisti” – “Il Sole 24 Ore Domenica”: “Scrivere per
piacere (a molti). Sono state selezionate opere capaci di raccontare in
velocità, creando identificazioni che non affatichino la mente”.
letterautore@antiit.eu
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