Pasolini paroliere
Pasolini
chansonnier e musicofilo. Filato e preciso Pantalei apre un nuovo filone di
lettura di Pasolini, per un aspetto da lui molto curato ma trascurato dalla
critica – se non per la scelta delle musiche da film, di solito Bach. Per il
nutrito canzoniere da lui scritto per Laura Betti, Gabriella Ferri e Domenico
Modugno, e altri reperti, in costanza di tempo. Pantalei anticipi i risultati
di uno studio che sta portando a conclusione per un dottorato a Cambridge, dove
prova a collocare la ventina di canzonette scritte da Pasolini all’interno
dell’opera poetica, integrandole con quella che chiama “la produzione
maggiore”.
Pasolini era
“dottissimo anche musicalmente”, avendo studiato violino e pianoforte da
ragazzo, privatamente e al ginnasio di Reggio Emilia. Si sa della cura con cui
sceglieva le musiche da film. Ma già l’Academiuta di lenga furlana, che è la sua
prima avventura poetica, lo vide esercitarsi in vilote, nota Pantalei,
“componimenti poetico-musicali popolari d’origine veneta affini al primo Lied
tedesco e alla vilanella”. Coadiuvato da una musicista professionale, l’amica
violinista Pina Kalz.
Grande sarebe
stata l’influenza di Pasolini sui cantautori degli anni 1970, in Italia e
fuori: De André, De Gregori, Endrigo, Baglioni, Patti Smith, Scott Walker e
Morrissey degli Smiths, tanti sarebbero in debito con lui. Due composizioni, “I
ragazzi giù nel campo” e “C’è forse vita sulla terra?”, riadattate da Dacia Maraini, musicate dal
premio Oscar Manos Hadjidakis, sono parte della colonna sonora di “Sweet
movie”, 1974, un film di Dusan Makavejev.
Giulio Pantalei, Pier Paolo Pasolini paroliere. L’epica in
forma di rock, “Il Giornale”, free online
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