Se la giustizia politica passa a sinistra
In America non si perdono i diritti
politici per decisione di una giudice, cioè per una condanna, spiega il
costituzionalista americano Brian Kalt a “la Repubblica”. E cita il caso, “accaduto
negli anni Venti al socialista Eugene Debs: si candidò dal carcere alla presidenza
e ottenne un milione di voti”. Ma non dice perché Debs era carcerato: era in
carcere da due anni, dal 1918, perché si era opposto all’entrata in guerra
degli Stati Uniti, con una condanna a dieci anni – il presidente Harding,
contro cui si era candidato, lo grazierà a fine 1921 (anche per i problemi di
cuore sviluppati da Debs in prigione, che lo porteranno presto alla morte).
Debs, già candidato quattro o cinque volte alla presidenza, era da trent’anni
il creatore e l’animatore del sindacalismo in America. Aveva fondato l’Industrial
Workers of the World (Iww). Era stato già in prigione, con una condanna a sei mesi, nel 1894 per avere organizzato uno sciopero dei ferrovieri - che il
presidente Cleveland represse con l’esercito.
La giustizia politica è sempre stata di
destra, dell’assolutismo e poi dei regimi più o meno forti. Da tempo invece, in
Italia e negli Stati Uniti, è un’arma di sinistra. Spuntata contro Berlusconi,
che è fatto della stessa pasta dei suoi giudici persecutori, ma efficace contro
altri obiettivi. Per un successo politico della sinistra? Che arranca su tutti i
versanti, del voto come dei lettori?
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