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Sofri vittima della caccia al Psi
Fa
senso imbattersi in un dossier a carico di Sofri per l’assassinio di Calabresi,
pubblicato il 20 maggio 1990 come inserto de “L’Espresso”: conferma che la
confessione di Marino fu utilizzata per azzoppare il partito Socialista. Niente
di meno.
È un dossier odioso, di ìntercettazioni sul telefono
di casa di Sofri e di altri di “Lotta Continua”, 700 pagine, fatte trascrivere
integralmente dagli avvocati di parte civile, della famiglia Calabresi – i CC
avevano prodotto un breve sommario. Da cui si palesa indirettamente (sono
trascritte quasi soltanto le telefonate da casa Sofri e altri di Lc solo se
riferite al partito Socialista) che la messa in causa personale di Sofri (e di
Pietrostefani come copertura) nasce dal suo rapporto col Psi, e in particolare
con Martelli, all’epoca vice-segretario del Psi. Dieci anni dopo l’avvicinamento, durante e dopo il sequestro e l’assassinio di Moro. Al governo è De Mita, che
ha preteso palazzo Chigi per “dare una lezione” ai socialisti – è ministro anche
Mattarella.
È palesemente, alla rilettura, un dossier che vuole
dimostrare la stretta vicinanza di Sofri e i suoi compagni con i socialisti.
Con molte annotazioni solo apparentemente vaghe. Tipo: “Carlo Panella, marito
di Roberta La Capria, parente acquisito di Sandro Viola, inviato di punta di
Repubblica” – tre o quattro insinuazioni in una. Carlo Degli Esposti, altro
intercettato del dossier, si salverà inventandosi i “Montalbano” di Camilleri.
Qualche anno fa Cazzullo, “Il caso Sofri”, ha fatto
di Lotta Continua una costola del Pci. No.
Questo è importante per capire la vicenda. Sofri sì, in parte, all’origine,
Lotta continua no. Anzi, è nata e si è sviluppata in opposizione al Pci. Sofri
stesso non ha più avuto tessere dopo quella giovanile del Pci, eccetto quelle
radicali. E si era avvicinato politicamente al Psi, dal rapimento e
l’assassinio di Moro in poi, a una parte del Psi, quella più in sintonia con le
lotte di libertà, che Claudio Martelli negli anni 1980 impersonava. Ed è qui
che s’innesta il caso Sofri. Vittima, l’ennesima, dopo Sciascia e altri meno
illustri, della politica che decise l’assassinio di Moro.
Del Pci furono i primi confidenti di
Marino. Del Pci il primo collegamento tra Marino e Bonaventura. Del Pci la
campagna di stampa che accompagnò l’incriminazione e forzò la condanna.
Cazzullo ricorda il senatore Bertone, come tramite coi servizi. Ma si
schierarono molti politici subito, i giornali di partito, e anche l’Anpi,
l’associazione dei partigiani. Ancora nel Duemila Piero Fassino, ministro ex
Pci della Giustizia, non solo si rifiutò di proporre la grazia per Sofri, come
avrebbe dovuto nella vecchia procedura, ma per non scarcerare Sofri non propose
nemmeno l’indulto, benché lo chiedesse il papa, per il giubileo del millennio.
Con Napolitano al
Quirinale la grazia non fu nemmeno discussa, e Sofri si è fatto tutto il
carcere, fino alla scadenza della pena nel 2012. Caso raro, anzi unico, negli
annali giudiziari. Quella di Napolitano è l’unica delle tre presidenze della
detenzione di Sofri dopo la condanna definitiva che non hanno discusso la
grazia. Lo fece perfino Scalfaro, in medias res. Mentre Ciampi
arrivò a promuovere una decisione della Corte Costituzionale che gliene
attribuisse la facoltà anche col parere contrario del governo: la pronuncia
della Corte, a prevalenza ex Pci, arrivò tre giorni dopo la scadenza del
mandato di Ciampi. In occasione della grazia per direttissima a Bompressi, il
proponente Mastella, ministro di Giustizia, annunciò che la proposta era in
arrivo anche per Sofri, solo un po’ più complicata. Ma non è stata mai
proposta, né da Mastella né da Napolitano, che dopo la sentenza della Corte
Costituzionale poteva agire di sua iniziativa.
Il giudice Pomarici, che
istruì il caso, era il terminale dei servizi segreti. Il colonnello
Umberto Bonaventura, carabiniere, che mise a punto la testimonianza di Marino –
poi unica “prova” al processo - in almeno dieci giorni di isolamento con lo
stesso, veniva dalla famigerata divisione “Pastrengo”, non una buona scuola
(c’era stato Dalla Chiesa ma anche il generale Palumbo, fascista dichiarato,
con lo stupro di Franca Rame), ed era dei servizi segreti, specialista della
controinformazione. Tratterà lui il “Dossier Mitrokhin”, che infamerà non pochi
giornalisti onesti. Il generale dei carabinieri Bozzo, che lo ebbe ai suoi
comandi, ne conserva una buona opinione, ma ha voluto dire che non ha
apprezzato il modo come l’allora maggiore Bonaventura raccolse la testimonianza
di Marino contro Sofri, soprattutto non la decisione di remunerarlo.
Pomarici e Bonaventura
erano incaricati delle indagini sull’assassinio di Calabresi da subito, nel
1972. E si erano perduti in ipotesi fantasiose. Dovevano non fare la vera
indagine? A che cosa lavorava Calabresi quando fu assassinato? Calabresi era
vice-capo dell’Ufficio politico della Questura quando fu assassinato. In
servizio attivo. Non passava le giornate nelle polemiche e la causa con Lotta
continua, come hanno narrato i giornali.
Il cuore della questione è: come è
nata la questione Sofri? Dalla testimonianza di Marino. E com’è nato
Marino? Sì, era stato “Gasparazzo”, era stato Lotta Continua, ma il Marino della confessione
è nato dalla frequentazione del Pci. E dalla reazione giudiziaria al rovinoso
referendum sulla responsabilità civile dei giudici promosso dai radicali e dai
socialisti per i Morti del 1987, con l’80 per cento di voti in appoggio, e un
65 per cento di votanti, due record. A poco più di un anno, il tempo di preparare
la trappola, dal referendum stesso. A opera di inquirenti di destra, missini.
In contemporanea con la parallela offensiva che, sempre sul lato missino,
lanciava in Calabria contro i socialisti il giudice Cordova. Lo stesso che, pur
non nascondendo le sue idee missine, sarà il cannone del Pci per abbattere
Falcone, isolandolo - mettendolo nel mirino.
Il fasciocomunismo, come all’epoca si sarebbe
detto, non è inventato - né è invenzione posteriore di Pennacchi romanziere. Né
sono sono state eccezioni Marco Travaglio che diventa analista dell’“Unità” e
D’Avanzo di “Repubblica”. Sofri è il primo anello di un aggiramento
del Psi che si concluderà nel 1992, sul terreno più fertile del finanziamento politico illecito.
Il cuore della questione sono le
condanne preconcette, in tribunale e fuori. Dei giudici, dell’ex Msi e dell’ex Pci.
Leo Sisti, Linea continua
http://www.misteriditalia.it/calabresi/inchieste/Lineacontinua.pdf
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