giovedì 28 luglio 2022

Sofri vittima della caccia al Psi

Fa senso imbattersi in un dossier a carico di Sofri per l’assassinio di Calabresi, pubblicato il 20 maggio 1990 come inserto de “L’Espresso”: conferma che la confessione di Marino fu utilizzata per azzoppare il partito Socialista. Niente di meno.
È un dossier odioso, di ìntercettazioni sul telefono di casa di Sofri e di altri di “Lotta Continua”, 700 pagine, fatte trascrivere integralmente dagli avvocati di parte civile, della famiglia Calabresi – i CC avevano prodotto un breve sommario. Da cui si palesa indirettamente (sono trascritte quasi soltanto le telefonate da casa Sofri e altri di Lc solo se riferite al partito Socialista) che la messa in causa personale di Sofri (e di Pietrostefani come copertura) nasce dal suo rapporto col Psi, e in particolare con Martelli, all’epoca vice-segretario del Psi. Dieci anni dopo l’avvicinamento, durante e dopo il sequestro e l’assassinio di Moro. Al governo è De Mita, che ha preteso palazzo Chigi per “dare una lezione” ai socialisti – è ministro anche Mattarella.
È palesemente, alla rilettura, un dossier che vuole dimostrare la stretta vicinanza di Sofri e i suoi compagni con i socialisti. Con molte annotazioni solo apparentemente vaghe. Tipo: “Carlo Panella, marito di Roberta La Capria, parente acquisito di Sandro Viola, inviato di punta di Repubblica” – tre o quattro insinuazioni in una. Carlo Degli Esposti, altro intercettato del dossier, si salverà inventandosi i “Montalbano” di Camilleri.
Qualche anno fa Cazzullo, “Il caso Sofri”, ha fatto di Lotta Continua una costola del Pci. No. Questo è importante per capire la vicenda. Sofri sì, in parte, all’origine, Lotta continua no. Anzi, è nata e si è sviluppata in opposizione al Pci. Sofri stesso non ha più avuto tessere dopo quella giovanile del Pci, eccetto quelle radicali. E si era avvicinato politicamente al Psi, dal rapimento e l’assassinio di Moro in poi, a una parte del Psi, quella più in sintonia con le lotte di libertà, che Claudio Martelli negli anni 1980 impersonava. Ed è qui che s’innesta il caso Sofri. Vittima, l’ennesima, dopo Sciascia e altri meno illustri, della politica che decise l’assassinio di Moro.
Del Pci furono i primi confidenti di Marino. Del Pci il primo collegamento tra Marino e Bonaventura. Del Pci la campagna di stampa che accompagnò l’incriminazione e forzò la condanna. Cazzullo ricorda il senatore Bertone, come tramite coi servizi. Ma si schierarono molti politici subito, i giornali di partito, e anche l’Anpi, l’associazione dei partigiani. Ancora nel Duemila Piero Fassino, ministro ex Pci della Giustizia, non solo si rifiutò di proporre la grazia per Sofri, come avrebbe dovuto nella vecchia procedura, ma per non scarcerare Sofri non propose nemmeno l’indulto, benché lo chiedesse il papa, per il giubileo del millennio.
Con Napolitano al Quirinale la grazia non fu nemmeno discussa, e Sofri si è fatto tutto il carcere, fino alla scadenza della pena nel 2012. Caso raro, anzi unico, negli annali giudiziari. Quella di Napolitano è l’unica delle tre presidenze della detenzione di Sofri dopo la condanna definitiva che non hanno discusso la grazia. Lo fece perfino Scalfaro, in medias res. Mentre Ciampi arrivò a promuovere una decisione della Corte Costituzionale che gliene attribuisse la facoltà anche col parere contrario del governo: la pronuncia della Corte, a prevalenza ex Pci, arrivò tre giorni dopo la scadenza del mandato di Ciampi. In occasione della grazia per direttissima a Bompressi, il proponente Mastella, ministro di Giustizia, annunciò che la proposta era in arrivo anche per Sofri, solo un po’ più complicata. Ma non è stata mai proposta, né da Mastella né da Napolitano, che dopo la sentenza della Corte Costituzionale poteva agire di sua iniziativa.
Il giudice Pomarici, che istruì il caso, era il terminale dei servizi segreti. Il colonnello Umberto Bonaventura, carabiniere, che mise a punto la testimonianza di Marino – poi unica “prova” al processo - in almeno dieci giorni di isolamento con lo stesso, veniva dalla famigerata divisione “Pastrengo”, non una buona scuola (c’era stato Dalla Chiesa ma anche il generale Palumbo, fascista dichiarato, con lo stupro di Franca Rame), ed era dei servizi segreti, specialista della controinformazione. Tratterà lui il “Dossier Mitrokhin”, che infamerà non pochi giornalisti onesti. Il generale dei carabinieri Bozzo, che lo ebbe ai suoi comandi, ne conserva una buona opinione, ma ha voluto dire che non ha apprezzato il modo come l’allora maggiore Bonaventura raccolse la testimonianza di Marino contro Sofri, soprattutto non la decisione di remunerarlo.
Pomarici e Bonaventura erano incaricati delle indagini sull’assassinio di Calabresi da subito, nel 1972. E si erano perduti in ipotesi fantasiose. Dovevano non fare la vera indagine? A che cosa lavorava Calabresi quando fu assassinato? Calabresi era vice-capo dell’Ufficio politico della Questura quando fu assassinato. In servizio attivo. Non passava le giornate nelle polemiche e la causa con Lotta continua, come hanno narrato i giornali. 
Il cuore della questione è: come è nata la questione Sofri?  Dalla testimonianza di Marino. E com’è nato Marino? Sì, era stato  “Gasparazzo”, era stato Lotta Continua, ma il Marino della confessione è nato dalla frequentazione del Pci. E dalla reazione giudiziaria al rovinoso referendum sulla responsabilità civile dei giudici promosso dai radicali e dai socialisti per i Morti del 1987, con l’80 per cento di voti in appoggio, e un 65 per cento di votanti, due record. A poco più di un anno, il tempo di preparare la trappola, dal referendum stesso. A opera di inquirenti di destra, missini. In contemporanea con la parallela offensiva che, sempre sul lato missino, lanciava in Calabria contro i socialisti il giudice Cordova. Lo stesso che, pur non nascondendo le sue idee missine, sarà il cannone del Pci per abbattere Falcone, isolandolo - mettendolo nel mirino.
Il fasciocomunismo, come all’epoca si sarebbe detto, non è inventato - né è invenzione posteriore di Pennacchi romanziere. Né sono sono state eccezioni Marco Travaglio che diventa analista dell’“Unità” e D’Avanzo di “Repubblica”. Sofri è il primo anello di un aggiramento del Psi che si concluderà nel 1992, sul terreno più fertile del finanziamento politico illecito.
Il cuore della questione sono le condanne preconcette, in tribunale e fuori. Dei giudici, dell’ex Msi e dell’ex  Pci.
Leo Sisti, Linea continua
http://www.misteriditalia.it/calabresi/inchieste/Lineacontinua.pdf


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