Simbolicamente, “la Montagna è il legame fra la Terra e il Cielo”. Daumal vi inscrive (immagina) avventure alpine per analogia, “il modo dei poeti”, dove niente è vero ma tutto è veridico. Con l’alpinismo vero e proprio, di cui era praticante: questa edizione è arricchita di brevi materiali dei quali il più importante è l’abbozzo di un “Trattato di alpinismo analogico”, la pratica alpinistica vista coma pratica di vita, di tutti e di ognuno (gli altri materiali inediti sono un abbozzo di introduzione, e annotazioni per servire a due dei capitoli già scritti). L’opera è incompiuta, ma il senso è chiaro: l’alpinismo come arte della vita, per analogia.
Dell’analogia
o dell’immaginazione – “Romanzo di avventure alpine non euclidee e
simbolicamente autentiche”, come recita il sottotitolo? O del monte Analogo
come il monte della Vita: la vita vista come un monte da scalare. Il divino non
sta in montagna, chiede Daumal? Sinai, Nebo, gli Olivi, il Golgota, fino
all’Olimpo.
Un
trattatello più arzigogolato (noioso) che spiritoso, ma attraente. La similitudine
(analogia) tra montagna e vita è scontata, ma non c’è narrativa che sappia così
bene, puntuale e sintetico, utilizzare il linguaggio pratico dell’alpinismo. Daumal
è stato autore di molte esperienze. Orientalista (indianista), dopo essere
stato surrealista, seguace di Gurdjieff, studioso del sanscrito già da ragazzo,
esperienza condivisa a l’università con Simone Weil, infine, dopo la guerra, “patafisico”,
esponente di primo piano e più prolifico del Collège de Pataphysique. Apprezzabile
soprattutto per gli apprezzamenti che suscita, e le riedizioni, testimone di una
ricchezza culturale forse in esaurimento: non c’è già più altra letteratura che
sappia ancora apprezzare tanta fantasia.
René
Daumal, Il Monte Analogo, Adelphi,
pp. 143 € 20
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