Appalti, fisco, abusi (221)
Si sia correntisti di una banca che fa acquisizioni, per esempio Bper
– dopo le stagioni di Unicredit e Intesa è la più acquisitrice. Si viene trattati
male e malissimo in qualunque filiale, delle banche acquisite, Sardegna, UnipolSai,
Ubi, Genova, Carrara, e della banca stessa. Avviene nel sistema Bper come già
in Intesa e poi in Unicredit: le acquisizioni significano ristrutturazioni,
anche nella banca acquisitrice, e il personale si dà assente, per cercare prima
del licenziamento possibile altra occupazione, oppure è indisponente. Licenziamento
è forse termine improprio, ma la sostanza non cambia, è insicurezza per tutti: “scivoli”,
a cinquant’anni?, prepensionamenti da miseria, chiusura di filiali,
spostamenti.
Il m&a è il business in auge delle banche, grazie
alla promozione delle stesse banche d’affari che gestiscono il lucroso
business, e dominano l’informazione economica, ma con che efficienza?
In parallelo con l’m&a le banche portano avanti l’efficientamento
digitale. Ma anche qui senza cura del personale, che spesso è indigente quanto
il cliente. Il digitale affidando in outsourcing, a specialisti che hano
interesse a moltiplicarlo e diversificarlo, anche inutilmente, a intervalli sempre
più ravvicinati, quasi sempe con la promessa di maggiore sicurezza, che invece
induce maggiore insicurezza – la modifica ricorrente delle procedure à
bestiale.
Ci si trovi in viaggio, il sabato e la domenica il bancomat non
sarà accettato dalle maggiori catene di terminali, Poste, Intesa, Unicredit – e
Bpm, Popolare di Sondrio, etc.…. A Roma, nell’ampio quartiere Trastevere-Monteverde,
l’accetta solo il Banco Desio, in una stradina di transito, non commerciale, fratelli
Bonnet. Non c’è motivo per cui uno sportello possa rifiutare una tessera
bancomat. Però succede, di sabato e di domenica.
Si provi ad accedere
alla carta di credito per avere l’estratto conto, per esempio di Bpercard. Il
Banco di Sardegna, delegato alla gestione carta, vi nega l’accesso – non per un’ora
o un giorno, per settimane. Il numero verde della banca non se lo spiega, e la
cosa finisce lì, non gliene frega nulla a nessuno.
Si provi a utilizzare i servizi online di
Poste. Al momento del pagamento, a meno che non abbiate un Postepay non c’è
maniera di pagare. Col duplice avviso: 1) “Non è stato
possibile inoltrare il pagamento. Riprovare più tardi”, 2) “Terminale non
attivo. Riprovare più tardi”. Lo stesso per il servizio telefonico di Poste, 186 - più ridicolo che indisponente (la scelta effettuata non è corretta, dice la vocina, di qualsiasi scelta....).
Un’economia di servizi? Un’economia di mercato? Poste potrebbe benissimo dire subito che il servizio
online o il 186 sono momentaneamente sospesi, ad agosto per esempio. E far
risparmiare tempo ed energie agli utenti. Ma non lo fa, perché il contratto di
Programma col governo la obbliga a quei servizi. Così il disservizio diventa doppio,
ma Agcom può fare finta di niente, tutto funziona – eccetto qualche caso, il
vostro.
Poste
Italiane “consegna” le raccomandate lasciando l’avviso in cassetta – quasi sempre
non nella cassetta del destinatario ma in quelle semiaperte che i condominii
mettono fuori per le stampe commerciali. Si fa pagare 6 euro per non consegnare
una lettera da 20 grammi – una cifra incomparabile con quanto si paga un rider,
che deve sudare o pagarsi il carburante, per un peso sostanzioso.
L’avviso
serve da notifica legale – l’avviso lasciato dal postino-che-non-suona ha
valore legale. Tutto quanto è connesso alla raccomandata, termini, scadenze,
intimazioni, è lasciato a un foglietto volante, abbandonato dove capita. Agcom
ogni tanto multa questo o quell’ufficio postale o centro di distribuzione di
Poste Italiane per omessa consegna di atti giudiziari. Ma il foglietto vagante
fa ancora legge.
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