lunedì 1 agosto 2022

Attaccati agli Usa – che ne facciamo degli Slavi 2

L’Iran annuncia che ha la bomba atomica – cosa di cui peraltro nessuno dubitava. E il Kossovo vuole i serbi residui del Nord senza più autonomia, kossovari e basta. Ci saranno discussioni sulla ragione e il torto, in entrambi i casi, ma un fatto è univoco: l’Europa non ci sta per nulla – non ha testa, non ha stamina.
È questa la conclusione, per paradossale che sembri, della Farnesina. Il ministero degli Esteri, che fa dell’Europa il suo interlocutore primario, in armonia con le scelte parlamentari e governative di politica estera, è da qualche tempo, da marzo, dalla guerra russa all’Ucraina, sintonizzata sugli Stati Uniti. L’Europa, si dice in romanesco, non ci sta a capire nulla – non c’è.
Nel 1999 l’Europa fece una guerra, senza saperlo, voluta da Clinton, alla Serbia in favore di un Kossovo da creare, anche se di irredentismo recentissimo e dopato, dagli stessi Stati Uniti. Due o tre mesi di bombardamenti, quotidiani. Era l’ultimo atto della guerra agli slavi del Sud (“jugoslavi”), da lanciare gli uni contro gli altri su basi tribali, e poteva avere una sua logica, seppure abietta. Ma ora, con la guerra guerreggiata in Ucraina - e che guerra? Dopo nove anni di missione europea di pace in Kossovo? Con 4 mila militari, per un sesto italiani, per cercare di salvare i serbi che vi sono residui? E ancora: nel 1999 la Serbia era ancora quella di Milosevic, l’ultimo dittatore ex sovietico, ma ora, con l’europeista Vucic? Sono tanti interrogativi a cui la Farnesina non trova risposta, e nel dubbio si arrocca su Washington.
Lo stesso per l’Iran. C’era una trattativa, garantita dai cinque membri permanenti del consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania (5 + 1), quindi da Francia, Gran Bretagna e Germania, per prevenire l’atomica iraniana. Che ha operato con la notevole assenza dei tre europei. Hanno deciso Stati Uniti, Cina e Russia. E poiché gli Stati Uniti si sono ritirati dalla trattativa, Russia e Cina sono andati avanti col programma degli ayatollah. Si attribuisce il ritiro degli Stati Uniti al temperamentale Trump, ma Biden non ha fatto nulla per riaprire il negoziato – c’è una continuità di fondo, istituzionale, in alcune politiche degli Stati Uniti. E dunque, nel dubbio, e con un governo di affari correnti, guardare a Washington. Incrociando le dita - la fase attuale degli Stati Uniti, con una presidenza debole, l’inflazione, e la minaccia di recessione, potrebbe non escludere un’altra guerra: non in Iran, che è inattaccabile, ma alle porte dell’Italia sì.

 

 

 

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