Attaccati agli Usa – che ne facciamo degli Slavi 2
L’Iran annuncia che ha la bomba atomica – cosa di cui peraltro nessuno
dubitava. E il Kossovo vuole i serbi residui del Nord senza più autonomia, kossovari
e basta. Ci saranno discussioni sulla ragione e il torto, in entrambi i casi,
ma un fatto è univoco: l’Europa non ci sta per nulla – non ha testa, non ha
stamina.
È questa la conclusione, per paradossale che sembri, della Farnesina.
Il ministero degli Esteri, che fa dell’Europa il suo interlocutore primario, in
armonia con le scelte parlamentari e governative di politica estera, è da
qualche tempo, da marzo, dalla guerra russa all’Ucraina, sintonizzata sugli Stati
Uniti. L’Europa, si dice in romanesco, non ci sta a capire nulla – non c’è.
Nel 1999 l’Europa fece una guerra, senza saperlo, voluta da
Clinton, alla Serbia in favore di un Kossovo da creare, anche se di
irredentismo recentissimo e dopato, dagli stessi Stati Uniti. Due o tre mesi di
bombardamenti, quotidiani. Era l’ultimo atto della guerra agli slavi del Sud (“jugoslavi”),
da lanciare gli uni contro gli altri su basi tribali, e poteva avere una sua logica,
seppure abietta. Ma ora, con la guerra guerreggiata in Ucraina - e che guerra?
Dopo nove anni di missione europea di pace in Kossovo? Con 4 mila militari, per
un sesto italiani, per cercare di salvare i serbi che vi sono residui? E
ancora: nel 1999 la Serbia era ancora quella di Milosevic, l’ultimo dittatore
ex sovietico, ma ora, con l’europeista Vucic? Sono tanti interrogativi a cui la
Farnesina non trova risposta, e nel dubbio si arrocca su Washington.
Lo stesso per l’Iran. C’era una trattativa, garantita dai cinque
membri permanenti del consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania (5 + 1),
quindi da Francia, Gran Bretagna e Germania, per prevenire l’atomica iraniana.
Che ha operato con la notevole assenza dei tre europei. Hanno deciso Stati Uniti,
Cina e Russia. E poiché gli Stati Uniti si sono ritirati dalla trattativa,
Russia e Cina sono andati avanti col programma degli ayatollah. Si attribuisce
il ritiro degli Stati Uniti al temperamentale Trump, ma Biden non ha fatto nulla
per riaprire il negoziato – c’è una continuità di fondo, istituzionale, in
alcune politiche degli Stati Uniti. E dunque, nel dubbio, e con un governo di
affari correnti, guardare a Washington. Incrociando le dita - la fase attuale
degli Stati Uniti, con una presidenza debole, l’inflazione, e la minaccia di recessione,
potrebbe non escludere un’altra guerra: non in Iran, che è inattaccabile, ma alle
porte dell’Italia sì.
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