Il motu proprio di Biden di cancellare 10 mila dollari di debito
scolastico per gran parte degli indebitati – entro certi limiti di reddito -
non è stato preso bene. L’abbuono è inteso ad alleviare il peso
dell’inflazione. Ma l’ex ministro del Tesoro di Obama Larry Summers lo critica
come inflazionistico: “La cancellazione è spesa (federale) che accresce la
domanda e alimenta l’inflazione”. Lo stesso l’ex capo economista di Obama,
Jason Furman: la cancellazione è “benzina sull’inflazione”, e “potrebbe creare
più problemi incoraggiando l’aumento dei costi universitari, e più prestiti
specifici, per l’aspettativa di altre future cancellazioni”.
Biden è risalito per la prima
volta in due anni negli indici di popolarità, ma non ha convinto. Abbuonando il
debito, è il ragionamento, si induce maggior debito. E si invitano le
università ad accrescere il caro-istruzione, irrelato con i costi. Con benefici
solo per le upper-middle class, si spiega in molto critiche, gli altri non
potendo permettersi l’università, neanche a debito.
Biden cancellerà debiti di scuola
per un totale di 24 miliardi di dollari. Si tratta di minori entrate federali.
Il credito scolastico è dagli anni di Clinton, e poi di più dal 2010 con Obama,
dispensato direttamente o indirettamente dallo Stato federale. Il debito
contratto per gli studi (universitari) ammonta a 1.700 miliardi.
Il debito studentesco parte dal
1965, dal progetto di Grande Società di Lyndon Johnson, il successore di Kennedy.
Che creò una finanziaria federale a questo scopo, chiamata familiarmente
“Sallie Mae”, dall’acronimo Students Loan Marketing Association. Il nome oggi è
infausto perché analogo ai nomignoli affettuosi delle due finanziarie federali
che sono state all’orgine del crac del 2007 (dei “mutui subprime”: davano mutui
con ipoteche di quarto e quinto grado…), “Fanny Mae” (Federal National Mortgage
Association) e “Freddie Mac” (Federal Home Loan Morgage Association).
Con Obama, 210, il programma di
prestiti stuenteschi diventa tutto federale. Ma resta un sistema
pubblico-privato (banche), che addosserebbe allo Stato federale le inefficienze
delle università, o il loro arricchimento senza controlli: il sistema è stato
sempre criticato perché alimenta la spirale dei costi: le università fanno
affidamento sui prestiti federali-bancari senza limiti invece di attuare una
vera gestione delle risorse, limitandosi ad accrescere il costo dei corsi universitari.
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