E dunque anche Einstein era sua moglie: Milena Marič, serba, laureata a Zurigo, gli era indispensabile per i calcoli matematici, a lui non riuscivano. Era inevitabile, come già per T.S.Eliot, per Orwell, per una miriade ormai di poeti e scrittori (e di Shakespeare, di cui non si viene a capo, non sarà perché non aveva una moglie?). Ma niente paura: il fenomeno si restringe a mano a mano che il vuoto – le donne nella storia – si va colmando.
In
questo aureo libretto si riempie il vuoto delle donne nella scienza. Un po’ in
tutti i campi, con l’esclusione, che il repertorio verifica su casi specifici, del
nucleare a uso militare. Sulla traccia della storiografia aperta quarant’anni fa
da Duby e Michelle Perrot, con i cinque volumoni di “Storia delle donne in
Occidente”. E secondo il loro stesso criterio, che il vuoto da colmare è una “storia
del rapporto dei sessi più che una storia delle donne”. Dell’organizzazione
politica, della psicologia sociale, degli assetti familiari.
Un
repertorio delle donne che hanno lasciato traccia nello sviluppo delle scienze,
per ricerche di avanguardia, o per essere state rara avis nei secoli andati – “Brillanti scienziate dall’antichità
a oggi” è il sottotitolo. Si parte da Merit-Prah, ca 2700 a.C., “medico capo”
nell’antico Egitto, e si arriva alla presenza femminile diffusa oggi, nella
biochimica come nella matematica-informatica. Barbara Biscotti, storica del
diritto, ne ha avuto l’idea, Letizia Giangualano, qui nella veste di
divulgatrice scientifica, l’ha realizzata. Un brillante repertorio – l’indice
dei nomi avrebbe aiutato.
Letizia
Giangualano, L’ingegno di Minerva,
Corriere della sera, pp. 159, gratuito col quotidiano
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