Il blocco navale, subito smentito appena evocato, quale misura prevista da Giorgia Meloni per regolare l’afflusso di immigrati, ha un precedente letale. Fu adottato nel 1997, di fatto, su richiesta del governo ma senza una direttiva ufficiale – “regole d’ingaggio” - del governo alla Marina Militare. Presidente del consiglio era Prodi, ministro dell’Interno Napolitano – già diventato in breve popolare nell’opinione pubblica tedesca per aver adottato la politica dei rimpatri volontari, con un piccolo sussidio monetario, dei profughi che allora affluivano dall’Albania, ammonticchiati su imbarcazioni piccole o vecchie.
Il 28 marzo 1997, Venerdì Santo,
la nave militare Sibilla speronò la motonave albanese Kater i Rades, un barcone
di venti metri, largo tre e mezzo, stipato con “almeno” 120 albanesi in fuga.
Il “presunto comandante” della motonave albanese, Namik Xhaferi, essendosi
rifiutato di invertire la rotta come richiesto dalla nave Zeffiro della Marina
Italiana, e poi dalla Sibilla. Il numero dei morti è impreciso, ma nei processi
che seguirono, con la condanna del capitano della Sibilla, sono stati conteggiati
in 108 – una trentina i sopravvissuti.
La nave albanese, di fabbricazione
russa, era stata rubata dai gruppi criminali che gestivano il traffico di
clandestini dal porto meridionale di Saranda. Lo speronamento avvenne al largo
di Brindisi.
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