Da Monti a Draghi, anche l’Italia è passata al credito forzoso. Cioè al pagamento di una provvigione alla banca per qualsiasi movimento di denaro, per quanto piccolo. È come se il monopolio della moneta di fatto venisse strappato al potere dello Stato – non quello di stampare moneta, roba da tipografia, ma quello della circolazione.
Monti volle il conto corrente obbligatorio,
anche per i vecchietti a pensione sociale. Draghi ha introdotto il pos
obbligatorio, anche per spese di centesimi. La ragione? Bisogna liberarsi del
contante: il contante è mafia, è evasione fiscale, è corruzione. Mentre non è
vero. Cioè, è vero e non è vero: anche il conto bancario può essere sede di
malaffare, ma il malaffare fa storia a sé, e non si evita con il credito forzoso-cum-commissione. La ragione vera è che bisogna passare al credito obbligatorio
perché la banca ci guadagni. E la banca non è meglio dell’evasione fiscale o
della mafia – se la banca lo avesse voluto e lo volesse, non ci sarebbe
evasione fiscale né mafia nella circolazione monetaria.
L’esercizio del credito è,
sarebbe, dovrebbe essere, attività a rischio. Per questo si remunera con gli
interessi. Imposto per ogni pagamento, anche minimo, è solo il pagamento di
una (piccola) tassa-commissione alla banca. Non diverso dal pizzo mafioso.
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