Rivista a dieci anni di distanza, questa “intensa serie dal tratto politico”, come la presenta la promozione, classificata come genere “intellettuale”, sulla prima donna primo ministro della Danimarca, non racconta nient’altro che una donna di mezza età disseccata dalla politica. Per la quale avrà dovuto competere con asprezza, senz’altro, come tutti, “come un uomo”. Che avrebbe però avuto senso come storia di “una” donna al potere, una Streep-Thatcher o una Mirren-Elisabetta II. Ma come apologo della dona che ce l’ha fatta è di fatto la storia di un carrierismo come un altro, grigio, insoddisfacente.
Può
essere un effetto voluto, sottile – una critica, non detta. E in questa prospettiva
si vede fino in fondo. Come l’esito di un certo femminismo – la parità ha molte
sfaccettature, anche la perdita di identità, di senso.
Søren
Kragh-Jacobsen. Rumle Hammerich, Borgen
– Il potere, Netflix
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